Sarri, il sarrismo e l'eterna corsa all'alibi

Sarri, il sarrismo e l'eterna corsa all'alibi

Sarri Maurizio è un buon allenatore. E un professionista preparato. Però, ogni tanto, gli salta la mosca al naso, davvero, e lo vedi mentre si tortura il medesimo, cambiando espressione, cercando le parole e avendo un solo obiettivo, oltre al naso suddetto: l'alibi. Se il Napoli incontra qualche difficoltà, pareggio, sconfitta o simili, allora la colpa è della Lega che ha messo assieme un calendario che se ne frega degli impegni europei dei nostri club; oppure, la responsabilità è della stessa Lega che fissa orari improbabili delle partite, a pranzo o nel tardo pomeriggio; infine c'è il campo di gioco, indegno quello di Ferrara dove il Napoli non ha potuto esprimere le sue qualità tecniche, subendo l'infortunio di Milik. Dimentica, lo stesso Sarri, che sul prato del San Paolo, per colpa di quella zolla indegna per un grande impianto e per un grande torneo, Ghoulam ha lasciato i legamenti del ginocchio. Ultimo asterisco: c'è poi la storiella del malato immaginario, di influenze improvvise, di interviste saltate o negate, del silenzio stampa, delle critiche agli opinionisti di Sky (forse dimenticando che Sky e Mediaset garantiscono gli introiti ai club che altrimenti sarebbero collassati).

Le chiacchiere stanno a zero, il Napoli ha incassato in Champions 9 gol e, l'anno scorso, sempre in coppa, i gol furono 14 su 8 impegni. Non c'entra il campo, non c'entra l'orario di inizio delle partite, non c'entrano i calendari, perché basterebbe dare un'occhiata al prossimo turno di Premier e della Liga e Sarri si accorgerebbe che sono in programma Chelsea-Manchester United e Manchester City-Arsenal in Inghilterra, mentre in Spagna, già domani sera, è in cartellone Barcellona-Siviglia. Non ci sono lamenti, si gioca e basta, a questi livelli gli alibi sono infantili e le parole sono fasulle, come gli elogi di Guardiola che se la canta e se la suona da solo e in molti ascoltano beati e credenti. Da scaramantico quale è, ai massimi, Sarri ricorra a ulteriori gesti apotropaici; è nel momento migliore della sua carriera breve e già illuminata, attorno a lui è stato creato addirittura il sarrismo, come se prima del suo arrivo il football non esistesse. Poi controlli e verifichi che Sarri nulla ha vinto, mai. Rispetto a lui, Rafa Benitez, non certo un genio della panchina, anzi, riuscì a ottenere, con il Napoli, due trofei in due anni. Senza spacciare football. La Champions è compromessa, lo scudetto è più verosimile.

Sarri badi a questo e lasci perdere il resto, non è martire, non è vittima, non è eroe, non è il portabandiera della lealtà meridionale contro il potere oscuro del Nord. E' un allenatore. Un buon allenatore. Basta ma non avanza.

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