Nostro inviato a Bari
Il calcio è pieno di contraddizioni. E ieri sera, a Bari, in uno stadio decadente, ma sfavillante di colore e calore per il dolce stil azzurro, ne ha mostrata un'altra. L'Italia ha ricominciato a muoversi verso una dignità calcistica partendo da uno che si chiama Immobile. Il primo gol della storia nazionale di questo Ciro d'Italia migrato in Germania, ma che ci ha messo l'anima dello scugnizzo per infiocchettare la partita e rispedire il calcio nostro sul binario di una miglior credibilità. Quasi 50mila persone intorno a lui e al festeggiato di serata, la Conte family al completo per ritrovare un'atmosfera da Italia unita anche nel calcio. Un gran coro all'inno di Mameli, boati e applausi per le facce più care: Buffon, Chiellini, Marchisio, Ranocchia. Poi il pubblico scoprirà Zaza e Immobile, che avranno ugual trattamento nel lasciare il posto a Destro e Giovinco. Un buon modo per riconciliare il pallone azzurro con l'anima del tifo deluso.
Eppur si muove, l'Italia di Conte e anche l'Italia di un calcio giovane che allena la speranza. Dieci minuti per risolvere una partita. Il novello ct e il nuovo presidente federale non potevano sperare in miglior fortuna. Come ripagare le gaffes di Tavecchio e la nuova sfida di Antonio Conte? Ditelo con i gol. Lo hanno detto subito. Italia sperimentale negli schemi e nel gioco, ma già chiara nelle logiche del suo allenatore. Pronti via e tutti a caccia di palla ed avversario. Sarà stata la paura di sentir rimbrotti e urla, ma per qualche minuto gli azzurri hanno fatto vedere quel che il nuovo ct deve aver infilato nelle teste loro in questi giorni di conoscenza reciproca. Poi, certo, l'Italia del pressing non può fisicamente durare molto, ma tanto è bastato per fare intendere la musica al pubblico e a chi vorrà fare parte di questa nazionale. Per esempio, se Balotelli si riguardasse la partita di Zaza capirà che questa specie di tupamaros del pallone, sempre a caccia dell'agguato, interpreta calcio moderno e calcio assatanato. La coppia con Immobile ha funzionato subito, soprattutto quando l'Olanda un po' imborghesita, sonnolenta comunque spettatrice più che interprete, ha lasciato spazi liberi per la gran libertà dei contropiedisti.
Italia che parte da cinque difensori (Darmian sulla destra al posto di Candreva e De Sciglio sulla sinistra sono naturalmente terzini) eppoi si allunga un po' ad elastico. In certi momenti si è rivisto il gioco monotono della Juve senza fantasisti, in altri si è intuita la pericolosità dei velocisti azzurri. Il primo lancio di Bonucci ha aperto le acque nella difesa dell'Olanda e Ciro tanto mobile si è infilato in area come un punteruolo nella carne morbida. Due minuti e 50 secondi per il suo primo gol in azzurro, per la prima rete della nazionale di Conte, per far pensare che questo ct ha l'aria di un predestinato. Ora non si sprecheranno più i problemi sulla vittoria alla prima di un commissario tecnico: mancava dal 1998, risolto il problema. Meglio pensare al resto.
L'accoppiata Zaza-Immobile è stata un bel vedere. Uno ha segnato, l'altro ha procurato il rigore finendo steso in area da Martins Indi dopo otto minuti. Il negretto, direbbe Tavecchio, si è preso il rosso dell'espulsione. De Rossi ha messo il sigillo al risultato. Eppoi sono state altre prove di bella coppia e non di strana coppia: altre due opportunità per far gruzzolo di gol. L'attacco degli sbarbati ha preso l'occhio, centrocampo e difesa hanno lavorato seguendo il continuo sbracciarsi del ct e in applicazione della filosofia che ha fruttato alla Juve: mordi e non lasciar vivere. L'Olanda se l'è presa comoda, salvo innescare Van Persie ad inizio ripresa per regalare un brivido. Diciamo che l'Orange è stata amichevole in tutti i sensi. Poi Conte ha cominciato a pensare alla partita che vale punti, quella in Norvegia. Dentro Verratti, fuori Marchisio che non giocherà per squalifica. Eppoi gli altri.
El Shaaravy tenuto a riposo, Candreva usato per gli spiccioli finali: sono gli interpreti più classici dell'idea di gioco del ct sulle fasce laterali. In Norvegia dovranno mettere il turbo. Turbo e Immobile: i giochi del destino del pallone. E don Abbondio Prandelli è già dimenticato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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