Schelotto debutta, Kovacic incredulo «Non ho ancora capito dove sono...»

nostro inviato ad Appiano Gentile

Saverio e Deki, nell'enclave di Appiano i miti del Triplete resistono all'usura. Schelotto ha sempre avuto come guida spirituale Zanetti, Kuzmanovic fin da piccolo ammirava Stankovic. Altri vacillano, Cambiasso ancora fuori per un dolore alla caviglia, Milito indisponibile dopo l'ottimismo dei giorni scorsi, Samuel non convocato. Il mistero è nel ginocchio del Principe che non ha superato l'ultimo provino prima di Siena e pertanto è rimasto giù dall'aereo, manca dal 22 dicembre, 1-1 a San Siro con il Genoa. Oggi Palacio e Cassano, in panca Rocchi, Livaja non c'è più, altri non ce ne sono.
L'Inter sta cambiando pelle, a Siena resistono Chivu e Zanetti, ieri ad Appiano due dei nuovi hanno scippato la conferenza a Stramaccioni e assieme alle scontate banalità su sogni e scelte di vita è uscito anche qualcosa: «Non ho paura di niente, neppure del mio esordio a San Siro. Ero arrivato in Italia appena ventenne, ero magro, in Bundesliga ho conosciuto un calcio più fisico. Nello Stoccarda giocavo davanti alla difesa, nella Fiorentina da esterno, come ala - ha detto Kuzmanovic -. Ho parlato con Stramaccioni, so cosa vuole da me».
Ezequiel Schelotto avrà il sette: «Il modulo non c'entra nulla, da quando sono arrivato in Italia ho sempre giocato nel 4-4-2, ma in questo momento magari preferisco la fascia e l'Inter mi permette di farla. Ho già parlato con Stramaccioni e mi ha fatto capire quello che vuole da me». Guarin non al meglio dà qualche possibilità a Kuzmanovic ma dei tre nuovi convocati per oggi, Schelotto è quello che ha più probabilità di giocare dal primo minuto. Anche se le maggiori curiosità sono tutte per Mateo Kovacic, uno sul quale nessuno nutre dubbi: talento, velocità, dribbling, umile, carismatico, trequartista, playmaker, inseguito da due anni. Tra poco verificheremo, undici milioni più bonus sono un bell'investimento, di sicuro è qui perché l'Inter non è arrivata a Paulinho, a volte si chiude una finestra e si apre una porta: «Stavo guardando Real-Barcellona - ha detto il croato -, è venuto Jurcic e mi ha detto di preparare le mie cose perché era arrivata l'Inter, mi avevano venduto. Sono arrivato a Milano, mi hanno salutato e mi hanno messo addosso la maglia numero dieci. Credo di non aver capito bene cosa sia successo». Avrà il dieci in serie A e la 32 in Europa league, ieri ad Appiano, allenamento mattutino, Massimo Moratti ha voluto conoscerlo, stretta di mano, il bravo ragazzo piace al presidente, è educato, si siede a tavola e si segna, è Inter da primato. E non si ferma, Mauro Icardi è inseguito per giugno, Campagnaro arriverà a fine contratto dal Napoli, intanto c'è il Siena ultimo in classifica perché è partito con un meno 6.

Nove acquisti, squadra in affanno, società in ripiegamento con lo sponsor che ha naturalmente anticipato il suo disimpegno: «Ho parlato chiaramente, da qui alla fine del campionato mi aspetto il 120 per cento da tutti», ha detto Iachini con la B davanti agli occhi.

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