Schwazer, l'ultima marcia negata dalla Svizzera Tokyo rimane un miraggio

Per il tribunale di Losanna la manomissione delle provette non è provata: resta la squalifica

Schwazer, l'ultima marcia negata dalla Svizzera Tokyo rimane un miraggio

Tutto come previsto: il tribunale di Losanna si schiera con la Iaaf, la «cupola» della atletica mondiale, e con la Wada, l'agenzia antidoping che proprio a Losanna ha la sede europea. Ad andarci di mezzo è Alex Schwazer, il marciatore altoatesino che la Iaaf ha squalificato per doping d'intesa con la Wada sulla base di analisi che presentano innumerevoli punti oscuri. Eppure ieri i giudici del Vaud hanno respinto la richiesta di Schwazer di revocare la sua squalifica in modo tale di consentirgli di partecipare alle Olimpiadi di Tokio 2020.

La richiesta era basata sulle stesse irregolarità nelle analisi che sono emerse in modo clamoroso nel processo in corso a Bolzano a carico di Schwazer. Qui, dopo una perizia dei carabinieri del Ris, il giudice Walter Pelino si è convinto che la spiegazione più ragionevole delle anomalie è quella di un complotto ai danni dell'atleta italiano: è il complotto che Schwazer e il suo allenatore Sandro Donati denunciano da sempre, un disegno dei poteri forti dell'atletica mondiale per far loro pagare le loro denunce contro il sistema del doping. Un movente che anche il giudice Pelino indica esplicitamente nell'ordinanza emessa il 16 ottobre: «La richiesta di effettuare le analisi è partita il 16 dicembre 2015, giorno in cui Schwazer ha testimoniato contro i medici della Iaaf (...) è un fatto che la sopravvenuta squalifica per doping abbia posto in pessima luce sia Schwazer come pure il suo allenatore, da sempre paladino dell'antidoping».

I campioni di urina che vengono prelevati a Schwazer la mattina di Capodanno del 2016 vengono resi riconoscibili in violazione di tutte le procedure, aperti e richiusi, passati da un ufficio all'altro. Quando i Ris li analizzano, scoprono che dentro c'è effettivamente il Dna di Schwazer, ma in concentrazioni assurde: forse dieci volte il valore normale, forse mille. Come se qualcuno ce lo avesse infilato a forza, per rifilare a Schwazer un campione non suo.

Il processo di Bolzano riprende oggi, dopo i nuovi esperimenti ordinati dal giudice per restringere il campo delle ipotesi. Di fatto, il processo a Schwazer si sta ritorcendo contro Wada e Iaaf, costituite parte civili contro il campione. Ma quelli che per la giustizia italiana sono pecche inspiegabili delle analisi, per il tribunale di Losanna sembrano non esistere. Ora le speranze di Schwazer di essere in marcia a Tokio sono affidate alla nuova richiesta con nuovi argomenti, già preannunciata dai suoi difensori, ma è chiaro che più passa il tempo più le chance di una riabilitazione in tempo utile per i Giochi si affievoliscono.

Attraverso il suo difensore Gerard Brandstaetter, l'atleta fa sapere che comunque «non demorde e prosegue dritto la sua marcia».

Ma quella di ieri per Schwazer è proprio una giornataccia: dopo la decisione di Losanna arriva la sentenza della Corte d'appello di Bolzano che annulla la condanna a Giuseppe Fischetto e Pierluigi Fiorella, i due medici federali accusati dal marciatore.

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