nostro inviato a Napoli
Un lungo applauso del pubblico ha chiuso la notte del sogno mancato. Un sogno iniziato con l'urlo da centinaia di decibel durante la musichetta della Champions, alimentato da un bel primo tempo al San Paolo, ma che di fatto si era interrotto già al Bernabeu quando il Napoli aveva deluso le aspettative. Se vai a duellare con chi la storia l'ha tatuata sulla propria pelle, il rischio in Europa è quello di uscire di scena. E la metafora di farlo a testa alta, tirata in ballo da capitan Hamsik e dal condottiero Sarri in un virtù di un primo tempo da far strabuzzare gli occhi, regge poco. E non solo per il rovescio della medaglia legata alle esternazioni ingiustificate e inopportune di De Laurentiis nel dopo gara o alla doppia esecuzione aerea di Sergio Ramos, forse il difensore più forte del mondo nei colpi di testa.
Il racconto completo dell'ottavo di finale tra Napoli e Real parla di due vantaggi azzurri non ben gestiti, ma soprattutto di quasi tre tempi su quattro a favore della più forte truppa di Zidane e di sei gol incassati da Reina tra andata e ritorno, nei quali manca addirittura la firma illustre di Cristiano Ronaldo, rimasto a secco per la prima volta in carriera in questo turno della competizione. Il doppio 3-1 parla da solo, nonostante un Real non certo incontenibile, ed è legato anche alle prestazioni dei centrali della difesa azzurra che non sono riusciti a marcar bene il territorio o al tridente leggero che non ha prodotto più gol.
Il Napoli ha resistito fin quando è riuscito ad andare a mille, a giocare sulla spinta dell'entusiasmo, del cuore e dei polmoni. La squadra di Zidane ha gestito le due partite senza mai andare in fibrillazione, anche quando non riusciva a distendere il suo formidabile attacco, e alla fine ha fatto pesare tutto il suo potenziale di grandissima squadra, potente, orgogliosa di una storia e di una tradizione straordinaria. Il tutto con un Ronaldo e un Bale dimezzati, ma proprio questo dà la dimensione della differenza di potenziale.
«Questa gara ci dà una carica particolare, abbiamo dimostrato di poterci avvicinare ai più forti del mondo visto che per un tempo siamo stati superiori al Real e che questo Napoli ha un futuro, con ragazzi poco più che ventenni molto più maturi», l'analisi orgogliosa del tecnico del Napoli Sarri. Corretto parlare di superiorità, più nei tiri spediti verso la porta avversaria (11 ma con un solo gol all'attivo) e nella lettura tattica migliore nei primi 45 minuti. Corretto anche guardare a ciò che verrà con ottimismo. Ma il gap con i blasonati Blancos resta ancora ampio. Il Napoli, al di là dell'evidente forza degli avversari, deve ancora crescere nella lettura dei momenti chiave delle partite, dove in più di un'occasione la squadra ha steccato e anche nella precedente gara a Roma, nonostante il lieto fine che ha riaperto la lotta per il secondo posto in serie A, ha rischiato di gettare al vento il successo.
Chiedendosi cosa rimane della notte che ha riempito il San Paolo e ha fatto palpitare il cuore dei tifosi, possiamo parlare di elogi e pacche sulle spalle. Pochi i rimpianti di chi si era assicurato il prezioso tagliando già a gennaio, sfidando code chilometriche e bagarinaggio online.
Di sicuro la storia delle italiane in Europa negli ultimi anni scrive un'altra pagina negativa: quando si alza l'asticella o di fronte c'è un ostacolo di blasone, il nostro calcio va in affanno e spesso non supera l'esame. Ma al Napoli approdato solo tre volte nella sua storia agli ottavi della Champions e con una serie di debuttanti sul grande palcoscenico non si poteva certo chiedere un miracolo...
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