Scudetto, record e gloria ma gigante tra i mediocri

La Signora ha battuto tutti i primati passando da Conte ad Allegri. Agnelli la riporta per terra: "La serie A è un campionato di transito..."

Scudetto, record e gloria ma gigante tra i mediocri

Un anno? Solo un anno? L'anno 2014 della Juve è molto più di 365 giorni passati a scorrer gloria, record, gol e punti, con quell'unica miccia bagnata nel tirare i rigori in Supercoppa contro il Napoli. L'anno della Signora è una straordinaria dimostrazione di forza, prepotenza, quasi onnipotenza calcistica, di gioco del calcio applicato con diverse interpretazioni, ma uguali risultati (in Italia) a consolidare l'idea che vincono i giocatori prima degli allenatori, che una società forte può sostenere qualunque scossone e girare il destino a suo favore. Poi vien in aiuto Andrea Agnelli. Per una volta non ha versato veleno nel pozzo. Ma, da Dubai, ha ammesso, con realismo amarognolo, che questo è un campionato di transito, non certo quello d'elite, di un tempo che, chissà mai, se tornerà.

Analisi che nulla intacca delle meraviglie bianconere. Però... «Una volta eravamo il campionato dei fuoriclasse, oggi siamo considerati un transito. Il calcio italiano ha bisogno di recuperare, compresa la Juve che pure passa da ottimi risultati sportivi e di fatturato. Ma non possiamo confrontarci con chi ha strutture di ben altra capacità». Fotografia che permette di vedere l'anno solare (in tutti i sensi) bianconero con l'occhio di chi deve analizzare, glorificare, magari esaltare, senza farsi abbindolare dal miele degli incensatori a tempo pieno.

Agnelli ha spiegato quale sia il pollice negativo di questo anno Juve. E, così, è più semplice passare alle positività. Per esempio, ci ha dimostrato che bisogna sempre saper scegliere. E pensi a Pogba e Morata, Llorente e Coman, Pereyra e Carlitos Tevez, gente che ha già messo la firma e gente che magari ce la metterà. E ci riporta al vecchio, e mai smentito, aforisma andreottiano: il potere logora chi non ce l'ha.

La Juve è una società abituata ad avere il potere fra le mani, potere di sostanza e qualcuno dice, pensa e vede: potere di soggezione. Che si tratti di arbitri o altro. Però che dire se l'unica battaglia persa in Italia è stata fuori campo? Quando si è trattato di eleggere il presidente federale. In Europa, invece, la storia del 2014, ma pure quella retrospettiva, regala due facce opposte dello stesso problema: la squadra guidata da Conte che fallisce maldestramente il cammino (non basta certo la semifinale di Europa league) e quella di Allegri che cambia faccia alla sua Europa e alla squadra (variazione di modulo con l'Olympiakos) dimostrando che servono fantasia e malleabilità tattica, non solo rigore (non rigori), metodo e furore agonistico.

La Juve ci ha dimostrato tutto questo nel fantastico anno intriso di primati da far sbarrare gli occhi, di punti e vittorie da carroarmato calcistico. Impressionanti i 102 punti complessivi, su 114, che chissà mai quando troveranno altri assalitori a scalare la muraglia. Straordinari quel darsi simbolicamente la mano fra Conte e Allegri, per aver condotto la squadra al nuovo record di 95 punti nell'anno solare.

I numeri dicono meraviglie, e così attori e personaggi. Nella classifica dei top vanno in testa la verve, la generosità, la vena killeristica di Carlitos Tevez: senza di lui questa Juve forse non avrebbe continuato ad essere la regina del campionato. Ma non dimenticate il carisma di Buffon, la potenza di Pogba, la completezza tecnico-tattica di Pirlo e il potere del gol interpretato da Llorente. Detti in questa sequenza fanno già classifica. Eppoi la miglior difesa e l'incessante cammino di vittorie casalinghe. La Juve ci ha insegnato che si può cambiare un allenatore di successo anche fuori tempo massimo, ma continuare a vincere. E che se il gossip fa capolino (Buffon e Pirlo) non basta per mandarti in crisi. Si vince con i gol e con i giocatori che tengono la rotta.

Ed ora che l'anno di straordinaria onnipotenza va nel pedigrèe di famiglia, ecco la nuova mission: la società proverà a toccare i mercati di Sudamerica, Cina e Indonesia per migliorare gli incassi (previsti 30 milioni in più nei prossimi due anni), Allegri e compagnia dovranno dedicarsi all'Europa, un quarto di finale val bene qualche record in meno.

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