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Se il giubileo benedice lo scudetto

Sembra che tra i riti del Giubileo sia previsto lo scudetto a una delle due romane. Così ricordano gli almanacchi e i calendari

Se il giubileo benedice lo scudetto

Sembra che tra i riti del Giubileo sia previsto lo scudetto a una delle due romane. Così ricordano gli almanacchi e i calendari. Dunque nell'anno santo straordinario Millenovecentoottantatre fu la Roma a vincere, meritatamente aggiungo, il campionato di calcio. A ridosso del Duemila, altro Giubileo celebrato da Giovanni Paolo II, si verificò addirittura l'evento storico, prima lo scudetto alla Lazio, per volere divino con pioggia perugina, quindi alla Roma, per intercessione di Manzella Andrea, uomo di legge ponderata e di leggi istantanee.

Ora, le comari del football prevedono uguale celebrazione capitale, resta da scegliere chi sarà benedetta dal tricolore sul petto, la Roma di Garcia o la Lazio di Pioli?

Stando ai numeri del calcio mercato si potrebbe optare per la squadra giallorossa che ha fatto e sta facendo di tutto per limare il distacco, in punti, dalla Juventus e recuperare anni perduti. La Lazio vive tra rendite e attese, se passerà il turno preliminare di Champions avrà i denari per rinforzarsi, altrimenti resterà tale e quale, che poi non è stato così malvagio, da portarla, infatti, a piazzarsi terza dietro la Juventus e la Roma, per l'appunto.

Papa Francesco, in verità, dovrebbe avere qualche vizietto antico, di araldica juventina, i suoi parenti italiani portano il cognome "Sivori" e dunque torna alla mente El cabezon Enrique Omar, argentino pure lui, genio bianconero in anni santi per gli Agnelli. Diceva Giulio Andreotti, che aveva la Roma nel cuore, «a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina», dunque potrei pensare che il Divo che fu si era portato avanti con il pronostico sui campionati di pallone.

Sta di fatto che la Roma e la Lazio si apprestano, da oggi in poi, a convivere con una città eterna e, insieme, furbastra, in un ambiente dove il derby è la chiave di lettura di tutto o quasi, in uno stadio bellissimo che meriterebbe, in verità, un pubblico di santi e benedetti, come accadde nell'ottobre del Duemila, per l'appunto Giubileo degli sportivi, quando Giovanni Paolo II in tribuna, quella volta veramente ed esclusivamente d'onore, assistette a una partita senza gol, corretta, leale tra campioni di ogni dove che vollero celebrare il pontefice, la religione, lo sport. L'indulgenza fu plenaria.

Poi arrivò lo scudetto.

Pace e bene.

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