Coronavirus

Se l'antidoping porta a porta è rischioso

Gli ispettori della Wada proseguono nei controlli, ma in emergenza virus...

Se l'antidoping porta a porta è rischioso

In questi giorni di Coronavirus, di Olimpiadi a rischio rinvio e di atleti costretti a restare a casa, insomma nonostante tutto questo, c'è una scena, quella seguente, che si ripete in modo (quasi) identico. D'altronde la vita di uno sportivo continua e non si ferma, un po' come quella di tutti noi. Toc toc. «Chi è?» «È la Wada, siamo qui per il controllo antidoping».

Già. In questi giorni di emergenza Coronavirus, sembra strano, non si effettuano soltanto i tamponi o i test anti-Covid19. Infatti, gli atleti in questione devono sottoporsi anche ai test antidoping a sorpresa. Con il rischio, a loro volta, di contrarre il virus da chi quei controlli li esegue, in quanto costretto a muoversi e girare pur adottando tutte le precauzioni del caso. La suddetta scena è stata vissuta sabato sera dai campioni di nuoto Fabio Scozzoli e Martina Carraro, compagni di squadra e di vita, già medagliati mondiali. I quali, però, da una settimana non possono allenarsi, dal momento che la loro piscina di Imola è chiusa. Questo non ha impedito all'antidoping di bussare, in modo inaspettato, alla porta di casa e questo è stato il racconto di Scozzoli a Sky, lui che insieme alla Carraro avrebbe dovuto prendere parte in questi giorni ai trials di Riccione poi annullati per la pandemia: «Non sapevamo come comportarci nel mantenere le distanze, la nostra unica preoccupazione è stata quella di rispettare le direttive anti contagio. I due ispettori, però, sono stati iper professionali, si sono tolti le scarpe, hanno indossato la mascherina e i guanti, e poi hanno disinfettato tutto ciò che abbiamo toccato, dal tavolo alla penna al tablet. Una volta terminato il test, agli ispettori abbiamo pure regalato alcune mascherine perché ne avevano poche. Per loro deve essere un bel rischio andare in casa della gente». È l'antidoping ai tempi del Coronavirus.

Comunque sia, come hanno dimostrato i recenti casi di contagiati dello sport, ormai è chiaro che neanche i super atleti sono del tutto esenti dal rischio di contrarre il Covid-19. È per questo che un'atleta come Federica Pellegrini, nella sua rincorsa olimpica, continua ad allenarsi a porte chiuse, ma seguita a bordo vasca come un ombra dalla dottoressa Tiziana Balducci, che le monitora pressione, respirazione e temperatura corporea. La diretta Instagram del suo allenamento di martedì (ottimo crono di Fede sui 100), però, ha fatto storcere il naso ai suoi detrattori. «Ma come, non dovresti stare a casa?», ha sottolineato qualcuno, dimenticando come il decreto del Governo protegga «gli atleti di interesse nazionale, strutture permettendo».

Intanto, all'indomani della riunione in videoconferenza del Cio, il n°1 del Coni, Malagò, conferma: «Entro inizio giugno una decisione sui Giochi».

«Posticipare i Giochi di un anno sarebbe la soluzione migliore», ha però precisato Buonfiglio, n°1 di Federcanoa, altra voce dirigenziale pro-rinvio.

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