Milanello - Ecco il manifesto calcistico di Clarence Seedorf per il Milan di oggi e di domani. È riassunto in pochi punti: 1) serve pazienza da tifosi e club; 2) serve lo spirito del guerriero nei calciatori; 3) non serve ridiscutere il sistema di gioco; 4) serve lavorare tanto per migliorare la condizione fisica; 5) Essien è un ottimo acquisto. E adesso vediamo cosa succede oggi a Cagliari dove tra l'altro Abbiati e Poli sono, con Zaccardo, vittime dell'epidemia influenzale («mai successo in 28 anni di Milan, forse espiamo le colpe per aver vinto tanto in passato» la chiosa di Galliani) che sta martellando lo spogliatoio da qualche giorno. Seedorf non ha perso il sorriso e i motivi sono più di uno. Intanto perchè ha ben chiara la missione ricevuta: «Sono venuto qui per aiutare nella ricostruzione, non c'è una data da indicare. Ora l'obiettivo non è il bel gioco ma ridare serenità al gruppo per trarre le forze necessarie». E con la missione è chiara al nuovo precettore di Milanello anche la virtù da recuperare in queste curve del suo primo incarico: «Nelle difficoltà serve lo spirito del guerriero, qui si vedono gli uomini». Ecco la nuova parola d'ordine, spuntata all'improvviso. Ma cosa vuol dire spirito del guerriero? «Dare il massimo sempre, io lo vedo in queste ore, bisogna avere gli occhi giusti, tutti ce l'hanno dentro, devono tirarlo fuori» è la spiegazione didascalica. E se lui in panchina non si agita, oltre che per affermare uno stile personale, una spiegazione c'è: «Servono mille gesti quando c'è una forte intesa, tipo quella che noi avevamo con Ancelotti. Ora bisogna evitare la confusione».
Il vero problema è il calo fisico. Seedorf a mezza bocca lo ammette e lo conferma, anche se non ne vuole parlare in modo esplicito per non trasformare la sua analisi in un processo in contumace per Allegri (che a Londra informato non l'ha presa bene). «Io rispetto il suo lavoro, a volte si corre male, di sicuro c'è tanto da lavorare» taglia corto Clarence che non vuole nemmeno illudere il popolo con promesse da marinaio. «La Champions? È lontana 22 punti. Se per un anno non si gioca la coppa dei Campioni non è una vergogna.
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