Seedorf, le mani avanti: "Non siamo pronti, ma..."

Il tecnico: "Per un esame serve studiare. Ora pensiamo solo a crescere". Difende Balotelli: "Figlia questione privata". Montolivo va in panca

Seedorf, le mani avanti: "Non siamo pronti, ma..."

Milanello - L'entusiasmo non basta, non può bastare. È la benzina per rimettere in moto la macchina, non per farle vincere subito un gran premio di formula uno. No, il Milan di Clarence Seedorf è ancora troppo giovane per affrontare l'esame che il campionato gli presenta. In cattedra il professor Napoli di Rafa Benitez che pure non se la passa benissimo dalle sue parti (due pari e una sconfitta nelle ultime tre di campionato, sconfitto di misura in semifinale di coppa Italia dalla Roma). Sul punto, il nuovo precettore di Milanello è inflessibile. «Per affrontare un esame c'è bisogno di tante ore di studio, potremo farlo più avanti, nel frattempo possiamo e dobbiamo crescere mentalmente e fisicamente» la tabella di marcia di Seedorf e del suo Milan attuale. Che non coincide perfettamente con l'opinione di Galliani secondo cui il Milan, persino in una stagione dannata e squinternata come l'attuale, non può certo rinunciare «a fare risultati e a raddrizzare la classifica». Non è pronto nemmeno, Clarence, per misurarsi con i mostri sacri che hanno alloggiato nella stanza numero 5 di Milanello, la stanza riservata agli allenatori. Ancelotti, un monumento di umiltà e buon umore, raccontava di sentirsi tirare i piedi dai suoi predecessori... «Io ho risolto il problema: ho cambiato stanza, d'altronde in quella c'erano solo fantasmi pesanti...».

E a conferma dell'impreparazione milanista c'è il “catenaccio” dell'olandese in materia di giudizi sul gruppo attuale. Niente voti ma solo il riconoscimento, pubblico, «dello spirito giusto, della voglia di fare, una settimana di ottimo lavoro». «Solo il tempo dirà se faremo bene o no» è la conclusione simbolica con cui Seedorf chiede tempo. Che per esempio il presidente Silvio Berlusconi deve essere disposto a concedergli se è vero, come riferisce il suo pupillo prima di volare a Napoli, che «ci siamo sentiti ma abbiamo parlato di tante altre cose, non del gioco». Il Milan di Seedorf non è pronto, a dispetto del ritardo storico (dal marzo del 2013 non vince uno scontro diretto con una grande del campionato), anche perché non può disporre del meglio del gruppo: in difesa sono fuori Zapata (infortunio) e Bonera (squalifica), scelta obbligata il tandem francese Rami-Mexes; Honda colpito dalla gastroenterite, Kakà guarito da poche ore ma poco allenato, Robinho ancora alla ricerca di uno smalto invisibile. Così diventa indispensabile mettere in pista uno degli ultimi arrivati, Essien, e scaldare i muscoli del marocchino Taarabt, clamorosa invece l'esclusione di Montolivo, sia da centrocampista che da 3/4ista. E se Kakà non ce la fa, tocca a Saponara.

Se il Seedorf allenatore pratica un calcio coraggioso al limite della spregiudicatezza, quello dietro il microfono va in difesa. Per esempio quando circonda Balotelli di carezze per proteggerlo dalla curiosità del gossip e dal precedente dell'andata (litigio furibondo con Banti e squalifica per 3 turni): «Se il pubblico altrui lo teme è perché lo giudica capace di scavare la differenza. Abbiamo preparato Napoli tecnicamente e tatticamente. E delle questioni personali di Mario ne parlo in privato».

O quando bolla come «luogo comune» la critica secondo cui il suo Milan «si spacca a metà». «Io so per esperienza che le grandi vittorie sono frutto di grande equilibrio» è la sua conclusione. Sembra di risentire Allegri.

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