Non ci sono stati i duelli che speravamo - quelli tra Viñales, Marquez e Rossi - e sicuramente non rimarrà nella storia come una delle gare più spettacolari, ma la tappa di Austin rimescola totalmente le carte della MotoGP e sforna tre verdetti uno più pesante dell'altro: Maverick commette il primo errore della stagione e si stende dopo due giri, Marc sfrutta al massimo il feeling con i circuiti statunitensi e ne approfitta per tornare alla vittoria (l'undicesima consecutiva tra Austin, Indianapolis e Laguna Seca), ma alla fine tra i due litiganti gode soprattutto Valentino, che nel finale si prende il secondo posto scavalcando Pedrosa e ora guida la classifica mondiale con sei punti di margine sul compagno di squadra.
È stata una gara perfetta per intelligenza, quella del Dottore. In partenza è stato passato insieme a tutti gli altri dallo specialista Pedrosa, che si è portato subito davanti inseguito da Marquez, Valentino e Viñales. Poi dopo la caduta di Maverick ha amministrato a lungo mantenendo la terza posizione (unico brivido un contatto con Zarco al 6° giro che lo ha costretto a saltare una chicane, manovra per cui è stato penalizzato di 3 decimi) e quando mancavano due giri alla fine ha sferrato l'attacco decisivo a Pedrosa: «Ho visto che era in crisi con le gomme - ha spiegato Vale -, anch'io ero al limite ma ci ho provato ed è andata bene. È il mio miglior risultato ad Austin e siamo in testa al mondiale»
Non poteva davvero fare di più, perché Marquez stavolta era di un altro pianeta. Ha iniziato ad attaccare Pedrosa al 7° giro, lo ha superato al 9° e poi è andato via liscio fino al traguardo dove è arrivato con quasi 3 secondi di vantaggio su Rossi. Il campione del mondo in carica resta a -18 dalla vetta della classifica ma di sicuro con questo risultato ha messo una bella toppa su un avvio di stagione pessimo: «Stiamo migliorando gara dopo gara» - ha confermato Marc, con il sorriso di chi ha avuto la conferma che anche quest'anno ha i mezzi per difendere fino in fondo il suo titolo.
Ai piedi del podio si sono fermati Crutchlow e il bravissimo «deb» Zarco, mentre Dovizioso (6°) si è ripreso la leadership in casa Ducati. Lorenzo aveva dato seguito al buon risultato delle prove ufficiali facendosi vedere davanti nei primi giri e dando vita a un duello breve ma intendo con Viñales; poi però si è sgonfiato col passare dei giri e alla fine ha chiuso 9° dietro anche ai nostri Iannone e Petrucci. Per Jorge, nonostante le parole di ottimismo dispensate a piene mani nei giorni della vigilia, l'ambientamento sulla Ducati continua ad essere a dir poco problematico.
Ma se le «Rosse» ancora stentano per l'Italia - oltre che da Valentino Rossi - grandi soddisfazioni arrivano anche dalle classi minori: e se in Moto 2 le vittorie di Franco Morbidelli non fanno più notizia (terzo centro su tre, +19 su Luthi secondo al traguardo e nel mondiale), la gara della Moto 3 ci ha regalato la resurrezione di Romano Fenati che dopo l'addio burrascoso allo Sky Racing
Team della scorsa estate ha saputo ricostruirsi e tornare al successo con la sua nuova Honda; con lui sul podio (3°) anche Fabio Digiannantonio, che ha preceduto Bastianini e Bulega nella gara più azzurra della giornata.
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