Dicono che presto i robot batteranno l'uomo, anche a tennis. Di sicuro per ora non c'è nessun uomo che possa trasformarsi robot, anche se per tutti Novak Djokovic - ad un certo punto - aveva assunto le sembianze di una macchina. E invece.
Parigi 2016 è stato lo scoglio fisico ed emotivo di un campione che sembrava invincibile, l'incontrastato numero uno che aveva conquistato il suo Grande Slam personale e che era destinato a fare quello vero. Al contrario dietro le Colonne d'Ercole di una carriera, Nole ha trovato la burrasca e la sconfitta di ieri nel secondo turno degli Australian Open (in uno Slam non capitava dal 2008) rappresenta davvero un bivio in cui si nascondono angoli molto oscuri. Lo dice il linguaggio del corpo durante il match perso in 5 set e in quasi 5 ore (7-6, 5-7, 2-6, 7-6, 6-4 il punteggio) contro l'uzbeko Istomin, numero 117 del mondo - la prima volta che una «wild card» elimina il campione uscente di uno Slam - per un giorno tornato fenomeno. Lo dicono le sue parole nella serenamente tormentata conferenza stampa del dopo match, quella in cui una partita di tennis si trasforma in «un ragazzo che batte un altro ragazzo. È tutto quello che posso dire». E non è questo quello che dice di solito Djokovic.
Denis Istomin, 30 anni, a lungo allenato dalla mamma, dopo l'ultimo punto non sapeva quasi come scusarsi: ha farfugliato un «mi dispiace tanto per Novak», quasi si rendesse conto di aver segnato il limite di non ritorno. Dal canto suo Djokovic non ha voluto trovare scuse, come fanno i campioni veri, ma non ha neppure trovato una giustificazione per spiegare la sconfitta in un match che fino a qualche mese fa avrebbe vinto senza discussioni: «Ero davanti, poi nel quarto set ho sbagliato un dritto facile e si è capovolto tutto. Non credo sia stato un calo fisico. Mentale? Traete voi le conclusioni». Facile a dirlo, difficile a farlo: senza più Boris Becker all'angolo - che forse aveva capito qualcosa - e con a fianco Pepe Imaz, il «guru degli abbracci» che predica amore e pace, Nole non sembra più lui.
«Sta cercando la pace interiore» ha detto il guru: sentimento che mal si addice forse alle battaglie in un campo da tennis. Il robot insomma sembra spento: di lui adesso resta un Djokovic molto confuso.Risultati secondo turno: Nadal b. Baghdatis 6-3, 6-1, 6-3; Paire b. Fognini 7-6, 4-6, 6-3, 3-6, 6-3; Makarova b. Errani 6-2, 3-3 ritiro.
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