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Senza pubblico gli arbitri sono meno «cornuti»

Senza pubblico gli arbitri sono meno «cornuti»

Porte aperte o porte chiuse, al centro del gioco, e delle polemiche, c'è sempre lui, l'arbitro. Non solo nelle discussioni da bar, ma addirittura tra i ricercatori universitari. Uno studio analitico dell'Università di Reading, in collaborazione con la Otto Beishem School of Menagement di Düsseldorf, ha stabilito che la maggiore variabilità di comportamento, a seconda delle condizioni ambientali, è attribuibile proprio ai fischietti. Che improvvisamente non sono più né venduti, né cornuti e non hanno più nemmeno bisogno dei fatidici occhiali, potendosi guardare tranquillamente la moviola senza le migliaia e migliaia di insulti che ronzano abitualmente nelle loro orecchie. Gli studiosi dei due istituti si sono presi la briga, infatti, di analizzare anche 103 partite giocate senza pubblico nel campionato italiano negli ultimi 18 anni, setacciando accuratamente queste gare dalla serie A alla serie C. Il tutto per scoprire che, se nelle situazioni più rilevanti (le macro-decisioni su rigori ed espulsioni) poco è cambiato rispetto alle partite giocate in condizioni normali, i fischietti sono stati tendenzialmente molto più benevoli con i giocatori delle squadre ospiti in fatto di ammonizioni, tanto da farli scendere da una media di 2,40 cartellini gialli a partita a 2 soltanto. Insomma, con le porte chiuse, si scopre che l'arbitro diventa più democratico, forse proprio perché non sente più la pressione degli ultrà di casa che amplificano ogni intervento scorretto deli avversari. Così come gli scienziati inglesi e tedeschi hanno potuto calcolare che in questo centinaio di partite senza gli ululati a portata di orecchio, è stato concesso meno tempo di recupero alle squadre di casa in situazione di svantaggio: da 4'26 a 4' netti. Come se non bastassero tutte le perplessità che accompagneranno questo finale di campionato, in una condizione così insolita, ci tocca anche mettere in conto che non solo non potremo andare a sostenere la nostra squadra, ma non avremo più nemmeno un'altra certezza del pallone, quella dell'arbitro casalingo.

Quanto agli studiosi di Reading e di Düsseldorf, speriamo che tornino presto a gustarsi delle partite senza dover pensare a queste casistiche da emicrania.

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