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La Serie B degli esperimenti è da ricchi

Sfatato anche il tabù di ribattezzare gli stadi con il nome dello sponsor

La Serie B degli esperimenti è da ricchi

Per primo è stato il modello inglese, con stadi battezzati in un modo e poi rinominati all'anagrafe con il cognome dello sponsor. Un paradigma poi mutuato sui campi di mezza Europa e che è arrivato a sfatare il tabù persino in serie B, con lo U-Power Stadium del fu Brianteo. Fininvest, acquisito il Monza per farne la nuova cenerentola del calcio italiano, ha acceso i riflettori su un campionato cadetto che con 15 formazioni su 20 almeno già una volta in A avrebbe comunque avuto il suo appeal.

La B, con introiti dei diritti televisivi e investimenti minori rispetto al massimo campionato, è un palcoscenico su cui sperimentare e programmare. Ne sa qualcosa Massimo Cellino (ieri ha esonerato Dionigi), per 22 alla guida del Cagliari e poi in Inghilterra al Leeds, dopo il tentativo di acquisire il West Ham. Ora, da presidente del Brescia, si gode la compagnia di imprenditori come Renzo Rosso, che ha chiuso il 2020 come 14° uomo più ricco d'Italia, secondo le stime di Forbes. Fatto risorgere dal fallimento il suo Vicenza nel 2018, non ha disdegnato di iniziare il cammino in C proprio come Berlusconi in Brianza. E chissà che non ci siano questi esempi ad aver convinto il miliardario russo naturalizzato statunitense Alexander Knaster a far suo il Pisa con un investimento da 12 milioni. Soldi prelevati da un patrimonio personale di 2 miliardi di dollari e da cui sembrava voler attingere per far sua la Sampdoria.

Certo, le cartoline del Belpaese erano arrivate oltreoceano già partendo da Venezia, ora in mano alle stelle e strisce di Duncan Niederauer. I Cristoforo Colombo del 2021 sono quelli che dagli States percorrono la rotta inversa alle Caravelle, con lo Spezia che già in B aveva attirato le attenzioni americane e che in questi giorni sembra essere molto vicino a un fondo finanziato dalla Dell, multinazionale dell'informatica da 55 miliardi di dollari. Più di quelli messi sul piatto dalle holding Usa che hanno acquisito il Campobasso, certo ora in D, ma «strategicamente importante per la sua collocazione tra Roma e Napoli» e con la scalata alla cadetteria nel mirino. Ciò a dimostrazione del richiamo internazionale che la B esercita, come sanno anche a Chiavari, con la svizzera Duferco nella stanza dei bottoni e sulla maglia stessa dell'Entella come sponsor. Eppure, che non ci sia bisogno di partire da lontano per credere in questa B nata con 167 giocatori stranieri, lo dimostra anche Claudio Lotito, presidente della Lazio e coproprietario della Salernitana attraverso la Omnia service. Perché in fondo, prendere parte a questa B è sì un po' come aver trovato l'America.

Non quella del Nando Mericoni di Alberto Sordi, ma quella che promette sogni di grandezza.

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