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La Serie D è al capolinea: 11 società sfiduciano la Lega di Barbiero e Sibilia

La Lega Nazionale Dilettanti non esce dal tunnel: il protocollo Covid-19, così com'è, non aiuta la categoria. La lettera delle società lombarde alla Lega: "Non c’è trasparenza e chiarezza nelle scelte normative adottate".

La Serie D è al capolinea: 11 società sfiduciano la Lega di Barbiero e Sibilia

La "rivolta" del calcio dilettantistico lombardo contro la Lega di Cosimo Sibilia e Luigi Barbiero. Si potrebbe chiamare così l’iniziativa dei presidenti delle undici società – Virtus Ciserano Bergamo, Scanzorosciate, Real Calepina, Breno, Franciacorta, Desenzano Calvina, Ponte San Pietro, Tritium, Caravaggio, Villa Valle e Brusaporto – che hanno scritto una lettera alle istituzioni preposte per chiedere (e ottenere) chiarimenti circa il noto protocollo Covid-19, che dovrebbe garantire il regolare svolgimento del campionato di Serie D nonostante la spada di Damocle dell’emergenza epidemiologica causa coronavirus. Un messaggio forte e chiaro al presidente Sibilia e al coordinatore del dipartimento interregionale Barbiero.

Come abbiamo già raccontato nei giorni scorsi, la stagione 2020-2021 della Serie D è partita a singhiozzo: su 83 partite in programma, se ne son giocato 69. I quattordici rinvii (che pochi non sono, anzi) hanno invece rappresentato quasi un successo per il numero uno della Lega Sibilia, che ha parlato di "risultato incoraggiante".

Di incoraggiate, però, c’è ben poco, specialmente se undici presidenti lombardi scrivono che "lo stato attuale delle circostanze è preoccupante ed ormai giunto ad un livello insopportabile per gli scriventi e per gran parte degli operatori del settore dilettantistico". E a loro si è aggiunta l’amara considerazione del patron del Legnano Giovanni Munafò, che ha denunciato la troppa confusione di cui è vittima la categoria, invocando immediate modifiche al protocollo. "O si rivede subito il protocollo, o si sospende il campionato, perché non si gioca ad armi pari...".

Le realtà del calcio dilettantistico lombardo denunciano una mancanza di trasparenza e chiarezza nelle scelte normative adottate dalla Lega. E spiegano: "Il settore del calcio dilettante è ben altra cosa di quello professionistico, ragione per cui le regole applicabili devono essere diverse, perché le risorse sono diverse e un analogo trattamento comporta pesi insostenibili a carico del settore dilettantistico. Il fatto che l’emergenza epidemiologica abbia comportato scelte drastiche è comprensibile come pure la finalità della tutela di tutti, ma il moltiplicarsi di norme e regole in questo settore rende molto gravosa ed incerta la prosecuzione dell’attività".

Nel prosieguo della missiva si legge anche: "Lo stato attuale degli adempimenti e dei protocolli da seguire era già ampio e gravoso, ma ora con le modifiche normative e le regole federali anti covid-19, non è chiaro come possiamo operare al fine di risultare conformi a quanto previsto ed evitare qualsivoglia conseguenza. La volontà da parte di tutti noi è quella di rispettare le norme ed evitare l’aggravarsi della situazione epidemiologica. Lo spirito con cui vogliamo operare, però, confligge con la farraginosità di un sistema che non ci fornisce strumenti adeguati, ma solo oneri sempre più gravosi".

Quindi, il nocciolo della questione: la contraddizione tra i protocolli federali che impongono determinati adempimenti e le Linee guida nazionali. Se da un lato le Linee guida prevedono che in caso di atleti dilettanti positivi al Covid debba essere eseguito lo stesso screening previsto per gli atleti professionisti, dall’altro i protocolli federali a livello sportivo dicono che in caso di positività di una atleta si debba provvedere all’immediato isolamento e alla mappatura dei cosiddetti "contatti stretti". "

"In tal caso il testo rinvia, per la prosecuzione dell’attività agonistica, alla circolare del Ministero della Salute del 18 giugno 2020 (valevole per l’attività agonistica di squadra professionista) in cui è prevista l’esecuzione del test con oneri a carico delle società sportive, per la ricerca dell’Rna virale, il giorno della gara programmata, successiva all’accertamento del caso confermato per ottenere il risultato entro 4 ore dall’ingresso allo stadio", scrivono ancora i presidenti, che chiosano così: "È chiaro che le due norme prevedono impegni diversi, tempi diversi e oneri diversi, creando quindi dubbi ed incertezze su quali misure si debbano adottare in caso di positività. Senza considerare che il dilettantismo usufruisce di risorse economiche diverse rispetto al professionismo, ragione per cui non si può chiedere alle prime di operare analogamente alle seconde, senza prevedere sgravi ed agevolazioni che tengano conto della diversa natura del l’attività resa (sconti in sede di iscrizione, agevolazioni fiscali ad hoc, bonus, incentivi". Insomma, la stortura è evidente, così come è lampante il caos di cui è vittima la categoria.

Qualcuno, per il bene della Serie D – e del calcio italiano – dovrebbe fare chiarezza.

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