Seville e Jefferson-Wooden: re e regina della velocità nel nome dei loro padri

Genitori e figli: Oblique orfano del suo primo tifoso; Melissa ha donato le cellule staminali per salvargli la vita

Seville e Jefferson-Wooden: re e regina della velocità nel nome dei loro padri
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La velocità d'oro nel nome del padre. I trionfi di Oblique Seville (nella foto) e di Melissa Jefferson-Wooden sono accomunati da un legame affettivo sublimato sulla pista dei 100 di Tokyo.

La Giamaica fa la voce grossa a Tokyo nella gara maschile, dove arriva addirittura la doppietta con Seville che taglia il traguardo in 9.77 davanti a Kishane Thompson (9.82), ancora d'argento come ai Giochi di Parigi, e al campione uscente Noah Lyles (9.89, vittorioso in Francia). Il ragazzo di Kingston, alto un metro e settanta, è allenato da George Mills, il mentore di Bolt. Ieri Usain era in tribuna e ha assistito al primo giamaicano d'oro nella gara regina dopo il suo ritiro.

Quel bambino vivace che correva nella parrocchia ha zittito gli scettici. Dopo due quarti posti di fila, ha festeggiato strappandosi la maglietta. Poi ha guardato lassù nel cielo pensando a Gerard Seville. È il papà scomparso nel 2018 per un infarto, ma il cui ricordo vive nella custodia del telefono di Oblique. Lì c'è una foto del 2001 di Gerard che tiene in braccio il suo bimbo. "Era il suo più grande fan. Ha sempre saputo che mio figlio sarebbe stato veloce. Durante la gravidanza si muoveva su e giù nella mia pancia come se stesse correndo", ha raccontato mamma Juliet. E pensare che Oblique rischiava di non esserci: ai campionati nazionali, quando ha avvertito un leggero fastidio, ha quasi rinunciato alla gara. Poi ha deciso di correre e grazie al secondo posto si è qualificato per i Mondiali. Un recupero che gli ha cambiato la vita.

Pochi minuti prima della finale maschile, la statunitense Melissa Jefferson-Wooden si è presa in 10.61 l'oro sui 100 metri con il record dei campionati nonché il quarto crono della storia. Dietro di lei la giamaicana Tina Clayton (10.76) e l'olimpionica Julien Alfred (10.84) dall'isola di Saint Lucia, mentre ha chiuso solo quinta Sha'Carri Richardson, la connazionale invitata anche al suo matrimonio con Rolan. È per questo che da marzo Melissa ha aggiunto il cognome del marito. All'altare è stata accompagnata da papà Melvin, a cui Melissa ha salvato la vita nel settembre 2018 quando ha iniziato a donare le sue cellule staminali. Al padre, infatti, era stata diagnosticata la sindrome mielodisplastica, una malattia del midollo osseo che può portare alla leucemia o al cancro. Ma Melissa, l'unica donatrice compatibile, non ha mai esitato. Sette anni dopo, il papà ha potuto assistere al primo trionfo della figlia originaria di Georgetown, nella Carolina del Sud, un minuscolo paesino di meno di novemila abitanti.

Crescere in una piccola città ha i suoi vantaggi: c'è un Melissa Jefferson Day in suo onore dal 12 ottobre dello scorso anno, quando le è stata dedicata una parata. Ora, cosa si inventeranno a Georgetown per l'eroina locale?

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