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La Signora dà 6 a 0 a Roma e Napoli Ma Conte brontola

La Signora dà 6 a 0 a Roma e Napoli Ma Conte brontola

I record sono fatti per essere battuti. Da sempre e in qualsiasi sport: il calcio non fa eccezione. Semmai, da qui alla fine del campionato ci sarà di che annoiarsi nell'enumerare le imprese della Juventus, sempre più lanciata verso il battere se stessa e basta dal momento che gli avversari le fanno il solletico o poco più. Dieci vittorie di fila hanno scavato il solco tra i bianconeri e la concorrenza: lo sa persino Conte, il quale però non smette di lanciare avvisi per evitare l'imborghesimento dei suoi. Il rischio non dovrebbe esserci e come manifesto del tutto vale l'arrabbiatura di Barzagli per il cartellino giallo preso nel finale del match contro la Roma: il punteggio era già di 3-0, l'ammonizione gli costerà la squalifica e lui, ancora dopo la mezzanotte di domenica, non se ne dava pace. «Sono stato un fesso e mi scoccerà non giocare a Cagliari».
Chiaro e tondo. Come la tripletta rifilata ai giallorossi, che segue quella al Napoli: 6-0 complessivo alla seconda e terza forza del campionato non sono bruscolini. A Torino, poi, non ce n'è davvero per nessuno: nove partite e altrettante vittorie, 26 gol fatti e 4 subiti. Dal mal di testa per qualsiasi portiere metta piede allo Stadium. Se doveva parlare il campo, la risposta è infatti stata netta e inequivocabile. Al punto che anche il confronto con la Juve di Capello vede al momento vincitrice quella attuale: dal 2011 a oggi, nelle 94 partite di campionato, il 70,21% di vittorie (contro il 69,74%), il 23,40% di pareggi (23,68%), il 6,38 di sconfitte (6,58%). «Ai ragazzi, a me e alla Juventus non deve interessare niente se non il campo - ha ribadito Conte -. Noi lavoriamo perché parli sempre a nostro favore. Abbiamo eguagliato i dieci successi di fila ottenuti dalla Juve nel 1931/32? Sono epoche diverse e stress diversi. Non è semplice fare quello che stiamo facendo, anche se spesso passa tutto inosservato. Mi dà fastidio e mi dispiace perché sembra che, trattandosi di Juventus, tutto sia dovuto».
Ecco: proprio il rischio di questa assuefazione al trionfo - tre scudetti di fila mancano a Torino dalla Juve del quinquennio - potrebbe dare a tal punto fastidio a Conte da invogliarlo a cambiare aria a fine stagione. Marotta e Agnelli glissano e negano, ma intanto il tecnico insiste nel non dire che sarà ancora al suo posto l'anno che verrà: «Il mio destino personale non deve interessare nessuno. Io penso solo a continuare su questa strada, perché la voglia di vincere è una filosofia di vita e a Vinovo trovo terreno fertile a predicarla. Ho giocatori che hanno già vinto davvero come Buffon, Tevez e Pirlo, ma altri non lo hanno ancora fatto fino in fondo. Ci vuole sempre grandissima umiltà e comunque io sono a mio agio solo quando parlo di calcio e non di vicende personali».
La storia proporrà altri capitoli, ma davvero non si vede come lo scudetto possa sfuggire di mano alla Signora, che è stata «un pizzico presuntuosa in Champions e ha pagato dazio». Ne è scaturita però una fame cannibalesca e quasi irreale che, unita alla perfetta preparazione tattica delle varie partite, rende Buffon & C. inavvicinabili in Italia.

Domenica, a Cagliari, altro giro e magari altra vittoria: il muro dei 100 punti in campionato non è fantascienza e la striscia aperta di dieci vittorie permette ai bianconeri di cominciare a mettere nel mirino i 17 successi di fila inanellati dall'Inter di Mancini nella stagione 2006/07. La prima del post calciopoli: uno tsunami processuale quello, uno tsunami a tinte bianconere questo.

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