Torino - Allora è vero: anche la Juventus di Cristiano Ronaldo può non vincere tutte le partite. Persino in Italia. Risultato: dopo dieci vittorie di fila otto delle quali in campionato, più due di Champions i bianconeri vengono fermati in casa dal Genoa, bravo a riprendere il pareggio dopo essere andato sotto 1-0. Aveva cominciato CR7, ha chiuso Bessa: 1-1, tanti saluti al record delle dieci vittorie di fila al pronti via della serie A che continua così a rimanere alla Roma di Garcia ma, soprattutto, tanti saluti almeno per un giorno all'umiltà da sempre predicata da tutti gli allenatori. «Abbiamo disputato un ottimo primo tempo così Allegri ma poi siamo usciti dalla partita. Ci siamo addormentati troppo presto, pensando alla sfida di Manchester della prossima settimana. Avremmo dovuto segnare più gol prima di metà gara e poi controllare il ritmo. Invece, dopo essere usciti con la testa dal match, siamo diventati frenetici nel tentativo di tornare in vantaggio. Qualche occasione l'abbiamo poi avuta, ma avremmo anche potuto subire un'altra rete. Spiace, anche perché avevo avvertito i ragazzi dei rischi di una partita del genere e proprio quanto accaduto allo United, raggiunto in pieno recupero, avrebbe dovuto ulteriormente metterci sul chi va là: ci servirà da lezione per il futuro, almeno spero».
E' questa la bellezza del calcio italiano, in definitiva. Ovvero: quando le squadre di seconda fascia se la giocano davvero contro le più ricche e potenti, senza dare nulla per scontato. Il Genoa, con Juric di nuovo in panchina dopo l'esonero un po' a sorpresa di Ballardini, lo ha fatto e si è meritato fino in fondo un pareggio quasi insperato. Peraltro il bianconero porta bene al tecnico croato, visto che nel 2006 aveva segnato contro la Signora (in serie B) il suo unico gol con la maglia rossoblù, riuscendo poi anche a batterla da allenatore il 27 novembre 2016 (3-1). Bravo lui, non c'è che dire. E bravi un po' tutti i suoi uomini, dall'assist-man Kouamè a Daniel Bessa, il cui colpo di testa ha gelato lo Stadium. A proposito: il pareggio dell'italo-brasiliano («dedico il gol a mia mamma, che sei anni fa ha sconfitto un tumore al seno e che era qui allo stadio») è arrivato sotto la curva Sud, squalificata e chiusa al pubblico ma piena di bambini (sufficientemente educati, stavolta) delle Scuole calcio di Piemonte e Valle d'Aosta. In quella stessa porta la Juventus avrebbe potuto quasi chiudere il match nel primo tempo, quando ha colpito un palo con Ronaldo (diventato, con la rete dell'1-0, il primo giocatore della storia a segnare 400 gol nei top-5 campionati europei) e si è presentata più volte pericolosamente dalle parti di Radu: non avendo però trovato il raddoppio, si è esposta alla rimonta.
Subendola in maniera quasi incredula come se vittima di un delitto di lesa maestà, con la difesa quasi tutta imbambolata: ci si aspettava Piatek, rimasto a secco per la prima volta dall'inizio del campionato, è arrivato Bessa. Per il Grifone, comunque un trionfo.
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