Dopo averle tolto lo scudetto, l'Inter vuole impedire alla Juventus anche di riconquistarlo. L'occasione è ghiotta: battere la grande rivale per raddoppiare l'attuale vantaggio diretto (da 3 a 6 punti), ma soprattutto respingerla in giù, nella nebbia di metà classifica, da dove sarebbe quasi impossibile scorgere chi fugge.
Inzaghi pare di buon umore, e così la squadra. La prima vittoria in Champions sembra aver stemperato l'effetto della prima sconfitta in campionato. I numeri dicono che la sua Inter va ancora più forte di quella di Conte (2 punti in più, più gol segnati, meno gol subiti) mentre, curiosamente a specchio, la Juventus di Allegri va più piano di quella di Pirlo (2 punti in meno, più gol subiti, meno gol segnati) che, un anno fa, dopo 8 giornate, aveva 1 punto in più dell'Inter. La sfida di stasera misura forza, condizione e prospettive. «È uno scontro diretto che può dare una spinta in più», ammette Inzaghi. In palio ci sono i 3 punti e il trampolino che possono diventare. «Dobbiamo dare il meglio di noi stessi, giocare un calcio ed essere equilibrati». L'Inter proverà ad attaccare come ha sempre fatto con Inzaghi in panchina, Allegri si difenderà come gli piace e gli conviene con la Juventus attuale: potrebbe anche essere una brutta partita, più rude che spettacolare.
I precedenti dicono che Inzaghi soffre sia Allegri (7 sconfitte in 9 partite) sia la Juventus (9 su 14), ma nel conto entrano anche 2 finali vinte su 3 (1 contro Allegri, l'altra contro Sarri) e allora se s'immagina la sfida di stasera un dentro-o-fuori, il bilancio nerazzurro assume contorni meno foschi. Per valore, un Inter-Juventus come questo si giocò il 18 ottobre del 2015 (Mancini vs Allegri), stadio esaurito anche allora (79 mila spettatori, stavolta saranno 57 mila, il massimo possibile), Juventus in grave ritardo di classifica (-8 dall'Inter dopo 7 giornate), nerazzurri incapaci di battere i rivali. «Potevano ammazzarci, invece la nostra rincorsa partì proprio la lì», sintetizzò poi Buffon a scudetto vinto.
C'è un po' di veleno in quel «se c'è un avversario a terra non ci fermeremo, sarà l'arbitro a decidere», che rimanda al polemico gol incassato a Roma, certo non l'unica causa della sconfitta, come onestamente lo stesso Inzaghi ha riconosciuto a sconfitta ancora calda.
Inter-Juventus per conoscere la verità, perché saranno 90 minuti che diranno molto in chiave campionato.
Inzaghi se la gioca con la solita coppia Dzeko-Martinez in attacco (già 12 gol), ripropone il titolare Darmian sulla destra, con Perisic a sinistra, ma si porterà fino all'ora della merenda il doppio dubbio Bastoni-Dimarco e Calhanoglu-Vidal. Favoriti i primi, ma non è detto.
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