La Signora nel destino del giustiziere Icardi E Milito può attendere

Ha la Signora nel destino. Il quarto gol in tre partite alla Juventus fa conquistare San Siro a Mauro Icardi. E anche stavolta Leo Messi l'avrà “messaggiato” per complimentarsi. Un'amicizia costruita a suon di sms, fin dai tempi in cui la Pulce si prodigò per farlo arrivare a Barcellona. E non è un caso che i due arrivino dalla stessa città, Rosario. Icardi è cresciuto proprio nell'ombra di Messi, e adesso è diventato grande ad appena venti anni, classe 1993. Si era presentato al campionato italiano con una doppietta ai campioni d'Italia a Torino con la maglia della Sampdoria. Si è ripetuto al ritorno a Marassi. Poi nell'estate è sbarcato all'Inter, lui che da piccolo tifava proprio per i bianconeri. Ma con la Signora sa essere spietato come pochi.
Una cosa semplice per Icardi il gol, bravo a tenere anche il basso profilo: «Non ho promesso nulla, penso solo a far bene. Io bestia nera della Juve? Beh quattro gol in tre partite non è male…». Se la ride. Certo che il primo gol se lo sceglie sempre con cura. Con la maglia della Sampdoria aveva fatto centro contro il Genoa. Con l'Inter ha scelto la Juve. Bomber da derby… Non a caso lo chiamano El Nino del partido oltre a O' Canito. «Il primo gol ufficiale ha un sapore particolare – ammette Icardi -. Sono entrato con la voglia di far bene e dopo pochi minuti…» ecco il primo boato di San Siro tutto per lui. Una sinfonia per Mauro che rivela di caricarsi «ascoltando musica».
E alla prima grande occasione non ha stonato. Walter Mazzarri l'ha tenuto per un'ora in panchina, poi ha scelto lui e non Diego Milito per provare a vincere. Come se in una notte di metà settembre a San Siro si fosse consumato un simbolico passaggio di testimone al centro dell'attacco dell'Inter. Il capitano Javier Zanetti l'aveva preannunciato qualche ora prima della partita: «Icardi è il futuro dell'Inter». Quindi l'arma letale nerazzurra balla sempre il tango. Icardi divide i meriti con Palacio: «Rodrigo è bravo nei movimenti e mi apre tanti spazi». In cui lui si esalta. Mauro è uno con le idee chiare, capace di presentarsi così all'Inter: «Voglio crescere ancora e iniziare a vincere qualcosa».
Intanto ci ha messo poco per lasciare il segno: assist di Alvarez e destro fulminante. Tutto sull'asse made in pampas. A proposito di nazionale, Mauro non è ancora stato convocato nell'Argentina e potrebbe ancora rispondere anche a una chiamata nell'Italia di Prandelli. Lui non ci pensa va dritto per la sua strada a suon di gol, soprattutto quando vede bianconero il suo bersaglio preferito insieme al… Pescara. Che poi la gioia stavolta sia durata solo lo spazio di un paio di minuti non è certo colpa sua.
Perché se Icardi è l'immagine della nuova Inter, dalla panchina è entrato anche Kovacic del ‘94, dall'altra parte c'è Arturo Vidal, emblema di una squadra che non cede mai nemmeno nelle serate in cui non ha il vestito di gala. Il cileno ancora una volta ha preso per mano la Juventus spinta sull'orlo del baratro da Icardi. Un sinistro nel cuore dell'area per scacciare la paura. È lui il top player, non sbaglia una serata. Dalla doppietta alla Lazio fino al sigillo contro l'Inter. Una Signora dal cuore grande più che bella proprio come Re Artù. Campione anche a parole: «Si l'ho presa con la mano altrimenti sarebbe stato rigore», ha ammesso sul contatto in area con Nagatomo.

Tutti aspettavano Tevez o Pogba, ma alla fine c'è sempre Vidal. Un nome che è anche un richiamo alla vita. E la Signora conferma di averne sette (di vite) come i gatti. La notte di San Siro, del derby d'Italia regala sogni ai nerazzurri e certezze ai bianconeri.

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