La Signora è nuda e contro i danesi si gioca anche la dote

Ci vorrebbe Giampiero Boniperti. Ci vorrebbe un presidente che convochi, uno ad uno, i calciatori nel proprio ufficio e presenti loro la formazione degli avversari, con questa domanda: «Dunque, lei ritiene di volere un aumento di ingaggio dopo aver pareggiato con Mtiliga, Parkhurst, Okore, Runje, Beckmann, Adu…?». Così fece, Boniperti Giampiero presidente, dopo lo scudetto perso dalla Juventus, in favore del Torino, dopo l'ultimo pareggio modesto a Perugia, il foglio gara, la fotografia e l'elenco dei cognomi dei calciatori perugini riportarono a terra i bianconeri.
Tocca a Conte eseguire questa missione, escludo che Andrea Agnelli o Giuseppe Marotta siano in grado di tale operazione. La Juventus si gioca, mercoledì sera, contro il Nordsjealland tre cose: la faccia, la qualificazione e il bilancio finanziario. Sul primo elemento bastano un paio di ritocchi estetici per recuperare l'immagine originaria. Sulla seconda sono dolori, o vince o è fuori. Sulla terza poi sarebbe la pietra su una gestione contabile che punta proprio sugli introiti di Champions per riassettarsi.
Di colpo la Juventus scopre la paura, la paura di non essere capace di fare quello che ha saputo fare fino a sabato notte, vincere a tutti i costi, con gli aiuti del suo gioco o degli arbitri, ognuno scelga il fattore prevalente.
Di colpo la Juventus è nuda, con il problema che già si conosceva ma che la giostra di goleador aveva tenuto da parte: l'attaccante di livello, quello che il suo direttore generale e amministratore delegato aveva definito top player.
Sarebbe interessante conoscere il personaggio che prima ha osservato Bendtner e poi ne ha suggerito l'acquisto in prestito. Domanda facile: l'Arsenal, che ne aveva il titolo, avendo venduto Van Persie, avrebbe potuto tenere il danese, convinto delle sue qualità. No, se ne è liberato e a Torino hanno accettato l'invito. Bendtner è il limite internazionale della squadra, è il limite di competenza dei suoi uomini di mercato che hanno fatto il colpo di Pogba (con il supporto prezioso, in tutti i sensi, di Mino Raiola) ma non riescono a portare a casa l'uomo giusto per il vero grande salto di qualità.
Non c'è del marcio in Danimarca ma tutto dipende proprio dai danesi, quelli del Nordsjaelland che hanno vinto fuori casa sabato contro il Sonderjyske, dinanzi a spalti gremiti (2145 paganti allo stadio di Haderslev) e non hanno nulla da perdere contro i campioni d'Italia, dopo l'impresa dell'andata. Antonio Conte ha problemi di formazione, per infortuni. Ma c'è il rischio che la squadra abbia problemi di testa, costretta a un risultato solo e dunque a ragionare e basta, non certo buttandosi in una partita trappola. La lezione che l'Inter ha impartito agli juventini non è facile da assorbirsi.

Una corrente di pensiero bianconera sostiene che se Marchisio avesse messo dentro una delle due occasioni la partita sarebbe cambiata ma è una tesi da bar sport, perché anche il Catania era giustamente passato in vantaggio e se… La prestazione di sabato sera ha invece messo in evidenza la necessità di ricorrere a uomini in condizione fisica fresca, come Pogba o lo stesso Quagliarella prima scelta piuttosto che quel danese che, come mi ha sussurrato un illustre allenatore inglese, «in premier ha fatto fatica con il Sunderland (8 gol in 30 prezenze! Squadra al tredicesimo posto, ndr), può essere al massimo una riserva di un club da mezza classifica». Non si conosce che fine abbia fatto Matri. Ma questo accade dopo una sconfitta, la prima ma anche la più clamorosa e "storica". Mercoledì "essere o non essere". Lo diceva Amleto, se non sbaglio, danese.

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