Signora sbandata, paga solo Tudor. Viaggio nei troppi errori di Elkann

Esonerato il tecnico ormai isolato. Non aveva accettato il mercato fatto senza informarlo e da settembre non era più sereno. Il gelo con Comolli

Signora sbandata, paga solo Tudor. Viaggio nei troppi errori di Elkann
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Semplice, comodo, banale ma anche codardo: licenziare l'allenatore, ritenendolo il solo responsabile dei risultati negativi. Così è stato deciso con Igor Tudor, i veri colpevoli del crollo della Juventus, di forma e di sostanza, di classifica e di immagine, sono nascosti nel canneto ma facilmente individuabili. Il primo attore di questa involuzione disastrosa è John Elkann che già nel duemila e sei aveva presentato la propria idea di calcio affidando ad un francese, Jean-Claude Blanc, la Juventus del dopo scandalo; per la prima volta, nella storia, il club si ritrovò con un dirigente che ricopriva tutte e tre le cariche, presidente amministratore delegato e direttore sportivo, l'almanacco segnala i trionfi del suddetto, la storia del nuovo stadio è un sopruso, il progetto era stato disegnato dalla precedente gestione. Fu quello il preannuncio del rapporto impalpabile con la squadra del proprietario, completamente anaffettivo, a differenza degli altri esponenti del ramo Agnelli; la situazione cambiò quando decise di offrire il club al figlio dello zio Umberto, dunque Andrea Agnelli.

Ma è opportuno tornare alla cronaca attuale. Tudor ha commesso errori, dal mese di settembre non era più sereno non avendo accettato le scelte di mercato effettuate senza averlo mai informato, si era dunque messo in contrasto con tutti e con tutto, quasi isolato dal resto della società, a capo della quale Elkann ha collocato un altro francese Damien Comolli, il cui curriculum non avrebbe dovuto suggerire alcun ottimismo, tra plurilicenziamenti e strane operazioni di mercato (al Tottenham, l'allenatore olandese Jol dichiarò di essersi ritrovato calciatori sconosciuti scelti da Comolli, vedete analogie attuali?). Comolli è francese ma parla inglese dal momento che in Juventus, a differenza di Elkann e degli Agnelli e della tradizione di illustri calciatori transalpini, pochissimi frequentano la lingua di Hugo e Flaubert, dunque la comunicazione resta precaria e lo stesso Comolli ha assunto il ruolo con la supponenza tipica cocoricò di chi si sente investito di potere pieno dal capo dell'azienda, concedendosi privilegi di cui mai nessun altro dipendente aveva goduto.

Il ricorso agli algoritmi, per individuare calciatori, rientra nel nuovo corso di Juventus, escluderei che lo stesso Comolli abbia trovato moglie, la signora turca che lo accompagna e sembra avere una grande influenza, con la stessa sequenza di passaggi matematici ma tant'è, i risultati sono davanti a tutti, al di là delle sconfitte della squadra, i conti sono drammatici, la Juventus ha acquistato, con contratti lunghi e onerosi, calciatori non di primissimo censo e non rivendibili sul mercato, aggiungendo peso ad un bilancio devastato. L'operazione Davis, spacciata per affare a costo zero, ha comportato, tra commissione e firma, un investimento di 15 milioni di euro, oltre ai 6 milioni netti all'anno (11,1 lordi) garantiti al calciatore per cinque stagioni, così da pesare, quest'anno, per 14,1 milioni. Tralascio gli altri acquisti costosissimi con riscontri opposti, ricordo che Motta-Tudor costano 12 milioni di stipendio ma era chiaro, sin dall'inizio, dopo la sciagurata gestione contabile di Giuntoli, successiva ad altre governance disastrose, che si ritenesse Elkann infine pronto ad intervenire restituendo dignità e forza effettiva alla Juventus.

Le voci su Del Piero o Platini presidenti non hanno mai avuto sostanza, entrambi avrebbero messo in ombra l'azionista di maggioranza che, è il caso di ricordarlo, è alle prese con guai giudiziari che hanno ulteriormente intossicato l'immagine della famiglia. La totale incompetenza calcistica di Elkann, al di là di certe simboliche e fokloristiche apparizioni allo stadio, anche vestendo la maglietta bianconera, ha contagiato la società e influito sui comportamenti della squadra, il cambio di amministratori delegati, non soltanto nella parte sportiva del gruppo, è un altro segnale di chiare responsabilità del vertice, l'assenza e il silenzio del dopo partita a Roma era dovuta ai don Abbondio, Ferrero-Comolli-Modesto, che non hanno voluto confermare Tudor, per finzione scenica e nemmeno licenziarlo in tronco, per giustiziarlo, con stile fiattino, il giorno dopo.

La scelta più probabile è quella di Luciano Spalletti, restano ostacoli sulla durata dell'impegno, sei mesi più rinnovo in caso di champions, l'incertezza è stata decisiva con Gasperini, anche in quel caso fu Comolli a tergiversare e Ranieri colse al volo l'occasione portandolo a Roma.

L'esperienza di campo del certaldese è indiscutibile, un po' meno i suoi comportamenti con stampa e avversari (Allegri, per dire), la Juventus oggi ha bisogno di svoltare, nella disciplina, nel gioco. A questo punto manca soltanto che anche Spalletti dica di no alla Juventus, nel caso l'algoritmico Comolli non avrebbe alibi, come il quartetto del Louvre.

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