Spegnere centoventi candeline chiedendosi chi sei, cosa fai, dove vai. Succede alla Juventus. Non è una crisi esistenziale, ma è una riflessione inevitabile. Doveva essere il compleanno perfetto, la qualificazione con due turni di anticipo agli ottavi di Champions League il regalo ideale. Niente di tutto questo. Lo Sporting Lisbona ha rimesso a nudo la Signora che sembrava aver trovato il vestito giusto contro il Milan. Invece la squadra è ancora preda di una discontinuità di risultati ma soprattutto di prestazioni che la rende una creatura informe. Vero che le squadre di Massimiliano Allegri ad ottobre non hanno mai avuto una fisionomia delineata, ma questa Juve troppo spesso ha due facce. Anche all'interno della stessa partita. Dopo il sofferto pareggio in Portogallo Allegri prima ha parlato di squadra che «ha bisogno di aver paura per iniziare a giocare» e poi cinguettato «dobbiamo lavorare assieme per dare continuità a quello che di buono già facciamo!». In questo le scelte di Allegri non aiutano soprattutto la difesa, il reparto più volte finito nel mirino (appena sei clean sheet, gare senza subire gol, finora). In sedici partite ufficiali solo quattro volte la linea difensiva è stata la stessa: Lichtsteiner-Rugani-Chiellini-Alex Sandro. Tutto normale al netto di infortuni, ineleggibili e turnover, ma il discorso non vale per Rugani. Che va a momenti: titolare per un filotto di gare oppure dimenticato per un mese; promosso contro il Milan lasciato fuori a Lisbona.
Se per il difensore centrale la spiegazione può essere un apprendistato a oltranza, ai limiti della causa se si trattasse di un normale rapporto di lavoro, la questione si fa complessa se si passa all'attacco, a Paulo Dybala. Il numero dieci è l'emblema della Juve a due facce: dieci gol nelle prime otto gare ufficiali, uno nelle successive otto. Parlare di involuzione è un eufemismo. Bisogna chiamare le cose con il proprio nome: questa è una crisi. Poi la si può sfumare nelle varie declinazioni: fisica, tecnica, mentale. Probabile che la Joya accusi uno scadimento di forma fisica; improbabile che abbia disimparato a giocare; realistico che l'ultima pausa delle nazionali abbia lasciato il segno più dei due rigori sbagliati, comunque sintomo di poca tranquillità. Generata magari dall'aver capito che è tutt'altro che scontato che l'Argentina gli garantisca un ruolo da protagonista al prossimo mondiale, soprattutto dopo le parole sull'incompatibilità con Messi prima di Barça-Juve. E sapendo che nell'albiceleste non c'è nulla che si muova che Leo non voglia, fanno riflettere gli zero minuti giocati dal bianconero nelle ultime due partite.
Questa è una possibile spiegazione per lo scadimento di Dybala in campionato, mentre in Champions è tutto nella norma perché l'argentino non ci segna da aprile, e a Lisbona ha collezionato la quarta (su 4) gara incolore stagionale. Questo è il vero limite. Ma Allegri predica giustamente equilibrio nelle valutazioni e vale a maggior ragione per Dybala e per la Juventus.
Con il Benevento finisce questo ciclo di sette partite che per stessa ammissione dell'allenatore era il più complicato da gestire. Ma dopo la prossima pausa delle nazionali arriva il mese della verità: Barcellona, Napoli, Inter e Roma in rapida successione, diranno molto sulla Signora, su chi è, cosa fa e dove va.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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