La Juventus si gioca il settebello. Storia e futuro si intrecciano nel momento più importante della stagione bianconera: sette partite che valgono uno scudetto storico, il terzo di fila, e l'Europa League, diciotto anni dopo l'ultimo trionfo continentale. Si parte dal Benfica, da Lisbona. Crocevia europeo, ma soprattutto banco di prova per capire anche la Signora che sarà. Perché il doppio confronto con i campioni di Portogallo è un esame di maturità, finora fallito sul palcoscenico europeo. Di fronte un avversario pari ai bianconeri per blasone e forza più che per le similitudini: anche la squadra di Jorge Jesus ha dominato il proprio campionato, non ha mai perso in casa ed è stata eliminata dalla Champions in un girone alla sua portata. Quella coppa che è anche l'ossessione di Antonio Conte. E proprio la sfida di domani al Da Luz potrebbe essere il trampolino di lancio per l'assalto alla Coppa Campioni nella prossima stagione. Un banco di prova per scrollarsi di dosso etichette e luoghi comuni sull'inconsistenza internazionale. Claudio Marchisio lo ha ricordato: «Vincere l'Europa League sarebbe importante perché molti dei giocatori in rosa non hanno mai vinto un trofeo europeo».
E poi fare il double aiuterebbe nell'affrontare i due tormentoni di mercato sul futuro dello stesso Conte e di Paul Pogba. L'allenatore è considerato l'artefice della rinascita e Tevez lo ha appena paragonato a Ferguson. Il talento francese è il fenomeno diventato grande in casa e in fretta. È il giocatore con più presenze (45 volte in campo nelle 49 partite ufficiali bianconere), solo Buffon ha giocato più minuti di lui. Indispensabile in campo, lo dicono i 3.654 minuti giocati finora. E quindi «non si vende Pogba» come hanno gridato i tanti tifosi ieri a Vinovo.
I cori li avranno sentiti anche Marotta, Paratici e Nedved presenti all'allenamento in cui Conte ha avvisato i suoi che è scoccata l'ora cruciale. L'hanno capito i tifosi che hanno bruciato i biglietti dello Juventus Stadium per il ritorno con il Benfica. E allora ecco pronti insieme all'onnipresente Pogba, i titolarissimi. Tevez e Vidal su tutti, che hanno giocato col contagocce nelle ultime settimane. L'argentino non segna da un mese, dalla doppietta col Parma. Il cileno è a secco addirittura dal 13 marzo, dal gol alla Fiorentina proprio in Europa League. L'Apache, preservato da guai peggiori (Conte dixit), ha praticamente smaltito i dolori, Re Arturo è pronto. Servono i loro gol, ma soprattutto il loro spessore tecnico e furore agonistico. Attorno a loro ruoterà la Juve ideale con il dubbio Barzagli-Caceres e Marchisio dodicesimo titolare, buono per tutto. Proprio il Principino suona la carica: «Siamo fiduciosi di poter raggiungere il nostro obiettivo: giocare la finale a Torino, una motivazione in più per noi».
E il Benfica dirà comunque un'ultima parola sulla Juve del futuro. Il 4-3-3 (da alternare al 3-5-2) a cui pensa Conte richiederà innesti precisi e di qualità: sugli esterni e in attacco. Al fianco dei vari Cuadrado, Lucas e Cerci, un nome su tutti è quello di Alexis Sanchez, vecchio pallino dell'allenatore bianconero. Poi si allargherà la base dei titolari. Dai 14-15 attuali si cercherà di salire a 18: un centrale, un centrocampista e un altro attaccante (Quagliarella e Vucinic in uscita) le necessità. Un profondo rinnovamento comunque vada questo settebello di gare che è anche l'epilogo di un grande ciclo che può diventare storico.
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