Un Natale ad alta tensione. È quello che si è regalata la Juventus crollando con la Fiorentina. Una sconfitta che è la conferma di una squadra ancora indecifrabile, capace di fare l'impresa a Barcellona e di pareggiare a Benevento, di convincere a Parma e poi di deragliare con la viola. Qualcosa che sfugge alla logica, che fa sospendere ogni giudizio, anche se gli indizi iniziano ad essere troppi, un percorso che definire altalenante è poco, paragonabile a un elettrocardiogramma da ricovero immediato. Il nervosismo latente passa dal campo alla tribuna e viceversa, senza soluzione di continuità. L'espulsione di Cuadrado è la sesta stagionale, un record europeo, mentre i dirigenti hanno collezionato multe, inibizioni in ordine sparso. Non è un bel vedere Pavel Nedved scappare furioso dallo stadio a un quarto d'ora dalla fine. Giampiero Boniperti andava via alla fine del primo tempo, ma con ben altro stile.
Non è il caso di attaccarsi agli errori arbitrali, che pure ci sono e, come ha sottolineato Andrea Pirlo, magari anche si ripetono. Sarebbe la scusa per non voler guardare in faccia la realtà. Incomprensibile è stato l'approccio alla sfida contro Ribery e soci, come se la partita non fosse un'opportunità per rispondere subito sul campo alla sentenza che poche ore prima aveva ordinato di «rigiocare» la sfida con il Napoli. Una squadra distratta, confusa e addirittura irriconoscibile in alcuni elementi come il capitano Leonardo Bonucci: con la difesa alta diventa un problema. Capitolo a parte il caso Rabiot: la Juve ha chiesto spiegazioni alla Lega di A se il francese fosse utilizzabile o dovesse scontare la squalifica, ma curiosamente non ha ricevuto risposte e nel dubbio il club ha preferito non rischiare.
È come se la Juventus fosse stanca di se stessa. Dei suoi nove scudetti di fila. Pirlo ha parlato di «testa alle vacanze», ma non è spiegazione a questi livelli, sicuramente più efficace, anche di comunicati e parole dirigenziali, quando a proposito di Juve-Napoli ha detto: «Prese in giro le squadre che hanno giocato con tanti positivi». Ma non è questo il punto: il dubbio è che l'allenatore non riesca a tenere alta la tensione nel gruppo. L'altro enigma resta il centrocampo, che non ha mai trovato una sua identità definitiva in un infinito gioco delle coppie e soprattutto senza un campione a fare la differenza.
La Juventus non viveva un Natale così, e non per il Covid, da dieci stagioni. Le nubi si addensano e portano pensieri.
Anche perché per la prima volta davanti ci sono Milan e Inter, due squadre che non vincono da anni, ma che hanno nel dna la capacità di fare corsa di testa, a differenza di Roma, Lazio e Napoli a turno rivali dei bianconeri in questi anni. Sotto l'albero restano le scuse di Bonucci e l'orgoglio di Ronaldo: «Alla fine festeggeremo insieme». La promessa ai tifosi. Crederci adesso è come aspettare Babbo Natale.
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