Ci risiamo con la solita contraddizione europea della Signora. Per ora neanche il mercato stellare ha invertito la tendenza. Anzi, se possibile l'ha ingigantita. Perché l'esordio in Champions League senza gol contro il Siviglia ha lasciato l'amaro in bocca. E così si è visto Massimiliano Allegri alzare la voce come mai era successo da quando è a Torino. «È fuori dal mondo considerare la Juventus favorita per la vittoria, quando non vince la coppa da vent'anni...», l'affondo. «Bisogna andarci molto calmi, qui si passa dall'euforia alla depressione totale», il messaggio all'ambiente. «Così adesso torniamo con i piedi per terra e affrontiamo con più umiltà la gara», l'avviso ai naviganti.
Infatti nel festival delle contraddizioni c'è l'approccio non da squadra che vuole recitare da protagonista: non ha aggredito la partita anche perché l'allenatore non ha osato con quella corsia mancina affidata a Evra e Asamoah. E poi per un'estate si è parlato di svolta all'insegna della qualità e poi Pjanic e Pjaca stanno a guardare, mentre il primo centrocampo di Champions è stato un concentrato di muscoli senza fosforo. L'alzare la voce di Allegri è un segnale. La Juve deve tenere alla larga avversari che si nascondono al proprio interno: l'eccessivo entusiasmo e la pressione di vincere a ogni costo.
E poi c'è la contraddizione regina: Gonzalo Higuain. Sembra il ripetersi di una storia già vista, quella di Carlos Tevez. Anche l'apache non aveva confidenza con la Champions, si sbloccò solo alla seconda stagione bianconera mettendo fine a un digiuno di gol di oltre cinque anni. E la storia del Pipita in coppa Campioni la raccontano i numeri: 48 gettoni e 8 gol con il Real Madrid. Da Champions solo l'annata col Napoli: 5 partite, 4 gol. E ora ha gioco facile Mino Raiola a sentenziare: «L'operazione del Napoli è stata geniale: l'avrei ceduto anche per meno di novanta milioni».
Dunque Higuain fermato dalla traversa e come la Signora alle prese con la grande maledizione, quella della coppa campioni. È lui la stella di quel mercato che forse ha finito per dare per scontate troppe cose. In questo si inserisce il richiamo ai tifosi, un modo per ricompattare l'ambiente di Leonardo Bonucci: «Quello che mi ha dato non fastidio, che però un po' mi ha deluso, è stato l'atteggiamento. La Juventus va sostenuta e mercoledì sera dopo 20 minuti c'è stato già chi cominciava con i mugugni». Più diretto Lemina: «Le critiche mi fanno ridere...». Non è stato il solito Stadium trascinante anche perché l'effetto entusiasmo della campagna acquisti si è scontrato con una partita che si è complicata con il passare dei minuti e i tifosi si sono spenti. A proposito di contraddizioni.
Nella notte in cui Morata segna il gol decisivo per il Real Madrid si rovescia anche il mondo dei rimpianti: alla Juve europea non è mancato Pogba, ma lo spagnolo, quello che come ha detto Filippo Inzaghi alla Gazzetta «spacca le partite». Proprio Morata l'aveva sbloccata un anno fa contro il Siviglia; lui era stato tra i trascinatori fino alla finale di Berlino; con lui la Juve ha sfiorato l'impresa con il Bayern, uscito lui la Signora si è sgonfiata a Monaco di Baviera. Un rimpianto che è una contraddizione nel momento in cui hai al centro dell'attacco Higuain, l'uomo che ha segnato all'esordio dopo nove minuti (Fiorentina) e che ha risolto in dieci minuti una partita (Sassuolo). Juve segnata nel morale e nei muscoli di Dani Alves (una botta lo mette in dubbio per l'Inter), ma la strada per la finale di Cardiff è lunga, se la Signora risolve le contraddizioni, ma soprattutto la contraddizione europea, nulla è perduto dopo un pareggio all'esordio.
Predica calma Beppe Marotta: «Niente ansia. In Europa il nostro ruolo è cambiato. Ora siamo tra le squadre da battere e le critiche diventano più aspre». Un corto circuito che può anche rivelarsi un toccasana. E domenica c'è il derby d'Italia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.