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Silvio: "Se non trovo un Qatar vado avanti io con il Milan"

Si tratta con i cinesi. "Ma voglio un compratore all'altezza. Dovrà essere al livello degli emiri che hanno preso il PSG"

Silvio: "Se non trovo un Qatar vado avanti io con il Milan"

Dalla Puglia con tormento. Prima di lasciare la regione di Pinuccio Tatarella e di tantissimi milanisti col cuore infranto, Silvio Berlusconi è tornato a parlare di Milan e del futuro del club amatissimo ai microfoni di Telenorba per offrire lo stato dell'arte circa i negoziati in corso. «Ci sono diverse trattative» è stato il suo primo appunto, a conferma solenne, che i protagonisti ascoltati sono più di uno. La decisione di fondo è sempre la stessa: affidare le sorti del Milan a qualcuno che sia capace di ripetere i trionfi vissuti nei 29 anni di sua presidenza. «Il Qatar è entrato nel PSG e versa tutti gli anni una cifra pari a 250 milioni. Una famiglia (la famiglia Berlusconi in questo caso, ndr) non può reggere la competizione con uno Stato» la spiegazione. Seguita da un giudizio sull'attuale stallo della trattativa e sugli sviluppi che attengono alla preparazione della prossima stagione. «La mia preoccupazione è soltanto questa: di fare il bene del Milan e di noi milanisti. Se non riuscirò a trovare qualcuno sarò costretto, con preoccupazione ma con immenso piacere, a continuare a fare il presidente»: ecco dunque il tormento del milanista di razza spiegato in modo trasparente, se costretto a restare da solo alla guida del club lo farà perché guidato dalla passione di sempre. Certo non gli si potranno chiedere investimenti da Qatar. Di qui la notizia successiva che rappresenta una pietra tombale sulla famosa cordata apparecchiata dal broker thailandese Bee Taecheboul e la scelta di continuare a tessere rapporti e colloqui con la cordata governativa cinese: «Finora questo qualcuno non l'ho trovato e quindi continuo la ricerca».

La scadenza (per allestire il Milan 2016) è sempre più vicina. E Berlusconi sull'argomento si è già attrezzato. «Se non dovessi trovare chi volesse essere per il Milan ciò che il Qatar è per il PSG, e continuerò a tenere il Milan, mi piacerebbe costruire una squadra tutta italiana con i migliori giocatori provenienti dai nostri vivai» la conclusione. Frase raccolta al volo da Pippo Inzaghi, aggrappato disperatamente a questo finale di campionato per risalire il Pordoi della fiducia societaria. «Tre volte al giorno parlo con Galliani, sento il presidente e loro sanno cosa penso, quando ci saranno decisioni me le comunicheranno, loro sanno che voglio il bene del Milan» è la frase che equivale a un congedo soft. Condito dal rimorso, i troppi assenti della stagione e da una battuta rifilata ai cronisti («Lo so che mi avete già fatto fuori») prima di trasferirsi a Reggio Emila dove lo aspetta, all'ora di pranzo, il Sassuolo. «Recuperando Abate, De Sciglio, Montolivo, El Shaarawy mai avuti quest'anno, con pochi ritocchi, questa squadra sarebbe da primi tre posti» è il suo giudizio. La scelta del tecnico è la prima pietra su cui Berlusconi pensa di ricostruire il Milan, giovane e italiano. Perciò non sarebbe male se riuscisse a debuttare un altro primavera, il centrocampista Mastalli.

I ragazzi convocati in passato, tolti a Brocchi impegnato nel raggiungere la fase finale, sono rimasti a guardare, a dispetto dell'annuncio di Udinese.

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