Sinisa il conservatore

C i sono molte strade per giungere al successo nel calcio. Si può divertire e dare spettacolo come fece il Milan di Sacchi, oppure trasformare quello stesso Milan in una super-armata difensiva, come dimostrò Fabio Capello più avanti. Una è quella battuta da Mancini sabato sera contro la Roma, un turnover sfrenato, l'altra è quella scelta da Mihajlovic al cospetto della Lazio padrona del suo stadio, due tecnici che provengono dalla stessa scuola calcistica peraltro, e cioè una fiducia completa ed estrema nello stesso schieramento, cambi solo se indispensabili come appunto ieri sera a Roma, anche se si tratta della terza sfida racchiusa in una settimana.

E così la stabilità a cominciare da Donnarumma in porta, aggiunta alla sicurezza e all'autostima guadagnate con i due successi su Sassuolo e Chievo, può esaltare le virtù tecniche di Cerci, lucidare l'oro zecchino di Bonaventura grazie anche alla perfetta regia di un capitano maltrattato da critica e tifosi, Riccardo Montolivo. Nessuno ricorda per esempio i suoi cento palloni intercettati, i suoi lanci al centimetro per Cerci, i suoi disegni di geometrie e schemi che finalmente restituiscono alla squadra una solidità mai segnalata prima. Nemmeno nella notte di Udine che pure sembrò l'inizio di una nuova era.

Poi ci sono i cambi che Mihajlovic accetta perché dettati dai troppi infortuni: si blocca all'improvviso Bertolacci e c'è posto per Poli, sviene Alex, pilota della difesa e lui fa scaldare Mexes rimasto fuori dal giro rossonero per tante settimane, prima per dissidio aperto col tecnico e poi recuperato per evitare la cessione alla Fiorentina (suggerimento prezioso del presidente Berlusconi). Beh quando Eupalla decide di schierarsi dalla parte del Milan, Mexes alla prima azione, non ancora scaldato, può saltare anticipando l'incerto Marchetti e infiocchettando il gol del 2 a 0.

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