Sinner e il giallo dei malori. Ma vince la forza di rialzarsi

Il caldo primo imputato. Per lui è il 6° forfait, ad Alcaraz mai successo

Sinner e il giallo dei malori. Ma vince la forza di rialzarsi
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Virus. Una parola che giustifica tutto e niente, un motivo per raccontare che le cose non sono andate bene, una spiegazione di quanto la macchina perfetta di Jannik Sinner abbia gli ingranaggi delicatissimi. Basta un attimo e salta tutto.

Virus, quello che ancora una volta ha visto il ragazzo altoatesino pallido e tremante, incapace di giocare il suo tennis in una finale importante e contro il suo acerrimo rivale, perché poi Carlos Alcaraz ha vinto il torneo di Cincinnati ma ancora resta il dubbio di chi abbia battuto Sinner.

Virus: ma quale?

Il mistero, insomma, si infittisce ogni volta che l'attuale numero uno del mondo torna al suo angolo e dice "non ce la faccio". La scena di lunedì era, per dire, molto simile a quella vista nel 2024 contro Medvedev a Wimbledon (quando il caso Clostebol gli ronzava in testa) e in Australia a gennaio contro Rune (pendeva il ricorso Wada). Solo che in quei casi poi la partita era proseguita, perché per certi virus basta una mezzoretta di pazienza per superare i propri limiti temporanei. A Cincinnati invece non è stato possibile, e bisogna partire dalle parole dello spagnolo per avere la conferma che, in effetti, qualcosa covava: "Mi sono accorto che non era lui già al terzo game: colpiva forte per forzare il punto, non sembrava avere uno schema chiaro di gioco. Era evidente che non fosse al meglio". Era dispiaciuto Carlos, tanto da firmare la telecamera con un "sorry Jannik". Anche perché una cosa del genere non gli è mai successa.

E qui sta il punto. Oltre agli scontri diretti (9-5) e agli Slam (5-4), Carlos è in vantaggio anche sui ritiri, visto che ha giocato in carriera 325 partite e non è mai uscito dal campo senza finire il match. A Jannik è già accaduto 6 volte in 378 partite, con un campionario di guai a piedi (vesciche), anca, ginocchio, caviglie, ma soprattutto per quei malesseri che lo colpiscono quando meno se lo aspetta. E qui si torna ai motivi ancora sconosciuti che lo hanno menomato a Cincinnati.

Il carisma di Sinner è ormai tale che nel dopo match nessuno non gli ha davvero chiesto cosa sia successo: tra tanti titoli acchiappa clic visti sul web, non c'era la risposta giusta. La fragola sulla torta di compleanno, il sorso di champagne offerto dagli organizzatori, l'aria condizionata, il caldo umido del torneo (che poi è la cosa più logica): abbiamo provato tutti e di tutto. Le uniche certezze però sono che non sia stato un problema fisico (non c'entra il gomito, per dire) e il "mi prendo un paio di giorni di riposo e poi ricomincio la preparazione". Niente doppio misto dunque (ieri la conferma ufficiale), con la speranza che tutto sia passato per il fine settimana. Perché poi a New York non saranno ammesse distrazioni, e Jannik lo sa: "Adoro gli Slam: gli UsOpen saranno duri, ma non vedo l'ora di esserci. Se starò bene, spingerò al massimo". C'è da difendere il titolo e il numero uno del ranking, che Alcaraz potrebbe scippargli.

E proprio a a Flushing Meadows, tra l'altro, si rivedrà anche Giacomo Naldi, l'ex fisioterapista a cui Sinner - dopo aver reintegrato Umberto Ferrara - ha firmato la liberatoria per poter essere al fianco di Passaro.

Anche questo resta un piccolo mistero, se vogliamo.

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