È un po' come in un bivio nella vita: succede una cosa e il destino coinvolge anche chi è inconsapevole. Come si era sospettato fin dall'inizio Matteo Berrettini non giocherà la coppa Davis, sempre a Torino, dal 24 al 27 settembre. Era abbastanza chiaro fin da subito. Ma il suo infortunio - dal quale lui promette che tornerà più forte (e non si può che credergli, visto quanto ha fatto in questi anni) - ha finito per condizionare anche Jannik Sinner, che quasi senza accorgersene è diventato un altro. In due giorni. È bastato guardarlo negli occhi nella partita persa, ma solo per qualche dettaglio, con Daniil Medvedev. È bastata capire la ferocia, quella buona, con la quale ha affrontato l'inizio da 0-6 con il russo. È bastato vedere la cattiveria, quella che ci vuole per restare così in alto, con la quale ha reagito agli sbadigli un po' sbruffoni del numero due del mondo, per fargli capire che ormai non si scherza più: Sinner è uno da vertice, a 20 anni, con il futuro radioso davanti.
Ha fatto insomma impressione, più di quanto l'avesse fatta finora. E quasi per caso, senza accorgersene, buttato sul palcoscenico così importante mentre già stava pensando alla prossima stagione. Ha gestito tutto con nervi saldi e atteggiamento giusto, giocando nel nome dell'amico Matteo - ha detto -, ma per conto del suo infinito talento. Paura? Ma va: «Io non ho mai paura, qualsiasi cosa succeda in campo. Sono nato come sciatore, uno sport in cui se cadi rischi di farti male. Qui nel tennis, mal che vada ti prendono a pallate. Paura non ne ho. Certo non ti fa piacere quando prendi 6-0 in 23 minuti. Ma sono abituato a tirarmi fuori dalle difficoltà e questo si vede. Lo impari facendo allenamenti e partite in cui fatichi a trovare soluzioni».
Lui, insomma, ora punta all'insalatiera d'argento, mentre alle Atp Finals è tempo di semifinali: Djokovic si troverà davanti Zverev, mentre Medvedev se la vedrà con la sorpresa Ruud, un altro ragazzo terribile che ha fatto fuori Rublev al tie break del terzo set. Ma intanto Jannik Sinner è ormai più che una mania da tifoso che si sta allargando a macchia d'olio: è un ragazzo che sta imparano incredibilmente in fretta e (molto) bene come si diventa un fenomeno.
Tanto che non basta più uno sbadiglio del numero 2 del mondo per mandarlo in confusione: «Se mi ha dato fastidio l'atteggiamento di Daniil? Non so cosa dire. Alla fine ha vinto, spero di rigiocare con lui quando la partita conterà di più. E vedremo cosa farà». Diciamolo: è quasi una minaccia.
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