
Alla fine, la faccia di mamma Siglinde in tribuna è quella di tutti noi: la fotografia di una giornata storta. Lei ha resistito fino alla fine, questa volta, ma il suo Jannik non le ha regalato quella lacrima che accompagna di solito le vittorie, e non l'ha regalata a noi. Niente trionfo, è Alcaraz il padrone del Foro. Ma non ci sono rimpianti, né ingiustizie, né dolore: nel tennis, nello sport e nella vita non sempre i miracoli funzionano. Da Alcaraz ad Alcaraz finisce insomma dopo 26 vittorie, 226 giorni e tre mesi di oblìo, la striscia vincente di Jannik: era il 2 ottobre quando lo spagnolo vinse in tre set la finale di Pechino, ed era un altro mondo. E finisce con un sorriso e un abbraccio tra i due, segno che questa meravigliosa rivalità ha un futuro lontano: «Grazie Roma», scrive Carlos sulla telecamera, ed è bello così.
Doveva succedere ed è successo, dunque, perché Sinner non è ancora pronto del tutto, ma quasi. Lo sapeva anche lui quando ha detto alla vigilia «sono contento di incontrare Carlos per vedere a che punto sono arrivato», e il risultato è che non tutto è da buttare, anzi. Lo dice pure Alcaraz, che ora porta sul 7-4 il record dei confronti diretti: «Non è stato facile per lui arrivare in finale in un Masters 1000, sono super felice di rivederlo e gli faccio i complimenti: ha fatto una cosa pazzesca». Lo ha ribadito pure Jannik alla premiazione, dopo aver preso l'ovazione della gente comunque grata dell'impegno: «Avrei firmato per arrivare fino in fondo. Col mio team possiamo essere orgogliosi: abbiamo portato a casa un trofeo speciale. Anche se volevamo quell'altro...». Risata generale.
Insomma: l'era Panatta non è ancora finita, anche se il buon Adriano aveva detto che sarebbe stato felice di diventare il penultimo vincitore di Roma. Dovremo aspettare ancora: l'anno prossimo saranno 50 anni dalla sua vittoria, e chissà che il Dio del tennis magari si divertirà a regalarci una gioia a cifre tonde. Sinner intanto ha perso, ma - come ha detto lui - una finale dopo essere partiti con l'idea di passare almeno un turno non è affatto male. Roma ha mostrato che la classe del Numero Uno del mondo è immutata, ma c'è un po' di ruggine da grattare, apparsa a inizio torneo e non del tutto scomparsa, come inevitabile che fosse. Questo ha scavato l'attuale differenza con Carlitos, che sulla terra rossa - lo ha detto anche Lorenzo Musetti - «resta il più forte». La domanda ora è: da qui a Parigi si potrà colmare il gap?
Ieri il match è durato un set solo, e Sinner è stato anche sfortunato: ha mancato due set point sul 6-5, ha visto sfiorire il tie break anche per nastri e righe che hanno premiato la sicurezza del rivale, autore della sua migliore partita da un po'. Le piccole imperfezioni sono diventate delle grandi mancanze, e il 7-6, 6-1 alla fine non lascia molto da dire: sarebbe andata comunque così.
Si torna a lavorare allora, esercizio che a Jannik riesce sempre molto bene: il prossimo incrocio con Alcaraz sarà al Roland Garros. Lo spagnolo è il grande favorito, ma siamo proprio sicuri che mamma Siglinde avrà ancora la stessa faccia?
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