
Per la serie si gioca troppo, rieccoci a Riad per il Six King Slam. La seconda edizione di un'esibizione tennistica che rischia di contare più di qualsiasi torneo, economicamente s'intende: un milione e mezzo di dollari solo per esserci, sei per chi lo vince (giocando al massimo tre partite). Nessuno, dunque, ha niente da eccepire, e meno male che c'è Jannik Sinner, soprattutto per il fatto che lui non si lamenta mai del calendario e che la cifra che porterà a casa finirà nella sua neonata Fondazione (lo ha fatto dopo averlo vinto l'anno scorso e si presume che quest'anno sia lo stesso). Dopodiché in Arabia sono elettrizzati e ne hanno ben donde: nel palazzo che ospita 8000 spettatori, tutto è pronto per uno spettacolo che sta alimentando la voglia di tennis del Paese. Con tutte le riserve del caso sul rispetto dei diritti umani ancora all'ABC, i finanziamenti del fondo Pif stanno avendo un effetto positivo sulla creazione di circoli e di futuri giocatori. Anche in campo femminile. Ecco insomma il perché di una manifestazione che non assegna punti nel ranking ma comunque gloria.
Sinner, che è atterrato a Riad con il coach Vagnozzi e il fisio Alejandro Resnicoff (Cahill tornerà dal torneo di Vienna), debutta domani alle 18.30 (ora italiana) contro Tsitsipas, che ha sostituito Draper. Nessuno dei due ha mai vinto uno Slam? Pazienza, ci sono eccezioni alla regola. E d'altronde non lo hanno vinto neppure Zverev e Fritz, avversari nell'altra sfida, che poi porterà giovedì i vincitori a sfidare Djokovic (si spera Sinner) e Alcaraz. La finale, poi, sarà sabato, magari con la rivincita tra Jannik e Carlos dopo il successo dell'azzurro un anno fa.
Insomma, buon divertimento (su Netflix, un'altra notizia), soprattutto se l'attuale numero 2 del mondo mostrerà di aver superato i guai fisici di Shanghai. "È un evento speciale, diverso dagli altri tornei", aveva dichiarato dopo il successo dello scorso anno, e d'altronde diventare Re del Deserto a quelle cifre ti fa giocare più volentieri (vero Alcaraz?).