Il 25 agosto s'avvicina. È una data simbolo per il futuro del calcio italiano e della serie A in particolare. Rappresenta la scadenza decisa dall'ultima assemblea, ai presidenti dei club interessati, per redigere le rispettive conclusioni sulle famose offerte dei fondi e adottare una decisione. Dentro o fuori: non c'è una terza via. E nel frattempo, nonostante il ferragosto, i contatti, le intese telefoniche e lo scambio di opinioni sono proseguiti certificando le diverse posizioni in campo. Il presidente Paolo Dal Pino non ha fatto mistero del parere favorevole all'operazione. Ai colleghi dei 20 club interessati, durante l'ultima assemblea, ha anche spiegato i motivi che si possono così sintetizzare: 1) affrontare i prossimi mesi, con la crisi economico-finanziaria da Covid, avendo in pancia un tesoretto da 1 miliardo e 200/400 milioni, è un contributo inatteso e fondamentale per risalire la china dell'attuale graduatoria tra i top tornei europei; 2) lo schema preparato dai fondi interessati è snello e prevede la creazione di una media company con l'ad scelto dai fondi stessi e il presidente nominato invece dalla serie A, dedicata a valorizzare i diritti tv e a moltiplicare l'interesse delle piattaforme; 3) la nuova società sarebbe posizionata sotto la Lega che potrebbe sviluppare la sua attività tradizionale (organizzazione del campionato).
A questa soluzione rivoluzionaria, sarebbe favorevole persino Sky, il broadcaster che non ha ancora onorato il pagamento dell'ultima rata del torneo appena concluso (va avanti il decreto ingiuntivo dei club). E la spiegazione sarebbe la seguente secondo i calcoli di Ibarra, il suo ad: i fondi non avrebbero il tempo e nemmeno le conoscenze professionali per impiantare una propria tv e dovrebbero quindi rivolgersi necessariamente all'emittente di Rogoredo per trasmettere il campionato nel triennio 2021-23.
Prima di procedere al passo decisivo, ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere. Il principale è costituito dal documento ufficiale di interesse dei fondi: senza quello, con cifre e impegni solenni, si discute del nulla. Il secondo è invece rappresentato dall'orientamento dei presidenti. E qui lo scenario è molto frastagliato. Aurelio De Laurentiis, cavalcando l'idea originaria, vorrebbe far gestire direttamente ai presidenti l'operazione accreditando guadagni fantasmagorici. Lotito, che è stato il grande elettore di Dal Pino, è passato all'opposizione, ha tagliato corto con i fondi («ci sono interessi personali» la frase maliziosa) e ha puntato nuovamente sul format di Mediapro. I club metropolitani sono favorevoli all'operazione ma devono essere in grado di coagulare attorno a loro la maggioranza richiesta.
Perciò l'esito finale resta incerto anche se alla fine quella cifra offerta dai fondi in cambio del 10% può far gola a tutti, specie agli ultimi arrivati dalla B. Anche perché il quadro generale economico della serie A non è florido. Al momento, con un fatturato di quasi 2 miliardi, resistono i debiti per circa 1,8 miliardi.
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