Passando sul ponte dei draghi di Lubiana la Slovenia dorata dopo l'Europeo ad Istanbul, la grande finale vinta contro la Serbia, ha ricevuto l'omaggio di un popolo che vive per il basket. Succede dove uno sport diventa religione e ieri sera nella piazza principale il presidente della Repubblica ha premiato i suoi cavalieri. C'erano tutti, i 3000 che con voli charter avevano raggiunto la Turchia, i grandi del passato, cominciando da Ivo Daneu, il padre putativo del gioiello Doncic di oggi, oro mondiale per la Jugoslavia nel 1970 proprio a Lubiana dove il 6 ottobre festeggerà i suoi 80 anni questo fenomeno di Maribor come Klemen Prepelic, l'uomo dei colpi decisivi quando la Serbia aveva rimontato e il titolo sembrava perduto.
Dal castello sulla collina fuochi d'artificio come succede nei paesi piccoli che trovano gloria in pochi sport, ma se ci riescono fanno storia. Pensate ai Tutti neri del rugby neozelandese padroni del mondo ovale, all'Uruguay che nel calcio ha fatto meraviglie, ai dominicani del baseball. Gli abitanti della Slovenia sono più o meno quelli di Milano. Due milioni. Cavalieri anche l'americano dal doppio passaporto Anthony Randolph, nato in Germania, e l'allenatore di Belgrado Igor Kokoskov, la vera rivelazione.
Dopo la dolorosa diaspora del 1991, quando allo sloveno Yure Zdvoc fu impedito di giocare la finale di Roma poi vinta dalla Jugoslavia di Kukoc sul'Italia di Sandro Gamba, la storia cestistica di questo paese è stata sempre in evoluzione. Grandi talenti, ma nessun risultato importante, neppure nell'europeo giocato in casa nel 2013 quando vinse la Francia in finale con la Lituania altro paese piccolo dove il basket è religione.
Anche in Slovenia hanno cominciato a ricostruire partendo proprio dalle palestre e dai campi di sci. Non è un caso che il segretario delle federazione basket sia Rasho Nesterovic che nella stagione 1998 vinse scudetto e coppa dei Campioni a Bologna con la Virtus di Ettore Messina prima di iniziare il lungo viaggio nella Nba che lo ha portato a vincere l'anello per San Antonio nel 2005.
Un po' la strada percorsa da Goran Drazic mattatore nella grande arena di Istanbul, 35 punti, 20 nel 2° quarto, prima di essere imprigionato dai crampi che lo hanno tenuto fuori nel finale dove già mancava Doncic per una distorsione alla caviglia sinistra.
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