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Sogno da derby: il Toro gioca a dama con Tyson

Ventura sfida la Juve con una metafora. "E spero che l'Apalache non porti le frecce"

Andrea Barzagli,Sebastian Giovinco,Andrea Pirlo all'inaugurazione del nuovo negozio Trussardi
Andrea Barzagli,Sebastian Giovinco,Andrea Pirlo all'inaugurazione del nuovo negozio Trussardi

Se la Juve fosse Tyson, Mike Dinamite Tyson (il primo Tyson), vincerebbe anche in Europa. Altro che derby. Se la Juve fosse l'ultimo Tyson, prenderebbe botte pure dal Toro. Senza bisogno di giocare a dama come suggerito da Ventura. Se poi il Toro fosse come il Toro della buona memoria... Derby della vigilia: a parole vince ai punti l'allenatore del Torino (tanto per restare nell'idea pugilistica). Divertente, più efficace ed immaginifico. «Se vado sul ring e faccio a pugni con Tyson quello difficilmente perde. Ma se gli propongo: giochiamo a dama, magari vinco». Racconta per spiegare l'imbarazzo del giocare come piace al Toro.
Già, ma c'è Tyson e Tyson e la Juve non è più quella che spediva ko gli avversari in un colpo solo. Il Tyson più disperato era quello che mozzava l'orecchio a Holyfield in un eccesso di desolante impotenza: la Juve non è ancora arrivata a tanto, anche se talvolta regala sensazioni di monotonia che rischia di tracimare nell'impotenza. Poi qualcuno tira fuori il gancio che fa male.
«Di solito gli Apache vincono, speriamo che l'Apache della Juve dimentichi le frecce», ha buttato lì Ventura per dimostrare che nelle idee coloristiche è in forma, in quelle calcistiche non si sa. Bastassero le battute, Conte sarebbe un punching ball. E la Juve di conseguenza. Invece nel calcio può capitare che non bastino le parole: meglio i gol. Se Tevez farà l'Apache, la Juve si sentirà più protetta. Ma se la Juve non farà l'Apache, in questi sette giorni ad alto indice di rischio, ci sarà da prendere atto della nuova dimensione: più umana e meno granitica.
Comunque vada, il derby è una partita diversa che rende diversi. Conte lo ha spiegato dall'alto delle sue esperienze da giocatore: «Non dimenticherò mai l'anno in ci vincemmo lo scudetto e perdemmo due derby ('94-95 ndr)». Ma perdere il derby stavolta sarebbe altamente deleterio: mercoledì c'è la Champions e sarà necessario (necessario nel senso obbligatorio del termine) vincere, domenica la sfida con il Milan per non sfilarsi indietro nella classifica. Derby insolito a mezzogiorno, copione solito con la Juve favorita e il Toro che spera di rompere l'insana tradizione che lo vede perdente da 18 anni e mai in gol da undici (Cauet nel febbraio 2002). Conte si è preoccupato di quell'idea torinista di giocare a dama. Quando gli altri si difendono la sua squadra fatica di più: l'anno scorso come quest'anno. Ma l'anno passato, alla lunga, sradicava gli avversari. Per ora si tira il collo. Il tecnico juventino lo ha spiegato al meglio della sua prosa: «Contro di noi tutti si snaturano. Giocano per non farci giocare. Per questo sarà difficilissimo rivincere il campionato. Sarà importante avere cattiveria agonistica. E nel derby non contano monte ingaggi, rosa o classifica».
L'ultima idea è opinabile, il resto è vita. Anzi sarà vita da Juve in questa stagione. Anche il derby dirà che Juve sarà: ancora primadonna o sgomitante protagonista che dovrà conquistarsi uno scudetto con ben altra fatica rispetto agli ultimi? Poi certo, c'è il turnover e Pirlo potrebbe guardare: anche questo è un segnale per il futuro. C'è Tevez dove il Toro ha Cerci, ma c'è pure Giovinco dove il Torino contrappone Immobile. Difficile pensare a Tyson se guardi Giovinco.

Molto più facile andarci vicino evitando le sventole di Tevez.

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