Il sogno del Milan? Ibrahimovic e Van Persie E Galliani punge la Juve

L’olandese piace anche a Berlusconi e Pato può partire. L’ad e il gol di Muntari: "Domenica l’avrebbero visto". Stasera gara di ritorno di Champions contro l'Arsenal

Il sogno del Milan? Ibrahimovic e Van Persie E Galliani punge la Juve

La frase simbolo è di Arsene Wenger e bisogna appuntarla nel libro delle citazioni speciali. «È importante avere una forte convinzione per rendere possibile ciò che sembra impossibile». Bella, molto bella. E anche suggestiva. Perché immaginare di rovesciare stasera nello stadio di casa, già esaurito, col solito caldissimo tifo inglese, il 4 a 0 rimediato sulla schiena a San Siro è davvero impresa dai connotati indecifrabili. «Se il Milan ci ha fatto 4 gol, possiamo farlo anche noi» è la conclusione di Wenger. Mai arrendersi: lo vieta persino la storia dei Gunners.

La risposta chiave è quella di Adriano Galliani, vaccinato dai precedenti rossoneri a non fidarsi di vantaggi così cospicui, tipo il 4 a 1 rifilato al Deportivo La Coruña e concluso con uno 0 a 4 che fece divertire molto la concorrenza italiana ma fu anche la svolta per vincere lo scudetto, primo e unico dell’era Ancelotti. «Abbiamo un bello scudo ma chi ama il Milan sa quanto abbiamo sofferto anche quando avevamo vantaggi importanti» la lezione al gruppo partito per Londra.

Che il Milan debba spalancare gli occhi stasera, è indispensabile per almeno due motivi: 1) rispetto all’Arsenal dell’andata questo ha perso qualche pedina (Arteta aggiunto a Ramsey, Diaby e Benayoun) ma ha ripreso a fare gol, come una macchina infernale, 12 nelle ultime due sfide domestiche contro Blackburn e Tottenham; 2) Robin van Persie, con l’ultima doppietta firmata a Anfield, è salito a quota 25 gol sui 55 complessivi dell’Arsenal, 31 se si estende il calcolo a tutte le competizioni della stagione. È il loro Ibrahimovic e quando hai uno così in squadra, può succedere di tutto, nonostante la presenza di Mexes e Thiago Silva che hanno fama di intransigenti secondini. Anzi proprio al gioiello olandese, prossimo affare di Wenger e del club londinese, il Milan continua a riservare grande e legittima attenzione. «Non ci vuole molto per capire che si tratta di un grande calciatore, ma sarebbe bello se tutti i desideri si trasformassero in realtà» è il piano coltivato da Adriano Galliani per l’immediato futuro. Può darsi che sia finito l’idillio per Tevez, di sicuro è cominciato l’innamoramento per questo olandesino volante che piace allo stesso Ibra, oltre che al resto della compagnia e anche al più ascoltato in via Turati, cioè Silvio Berlusconi, il presidente. Per lui, a giugno, potrebbe partire Pato, del cui recupero non c’è alcuna notizia né pronostico sicuro mentre invece è vicino quello di Boateng (a Parma), quello di Gattuso (in panchina col Lecce), quello di Aquilani (in panchina stasera a Londra), quello di Maxi Lopez (contro il Lecce). Perciò il duello tra Ibra («uno da pallone d’oro» per Allegri) e van Persie può illuminare una serata segnata dal destino. Lo svedesone è a caccia di un riconoscimento solenne, il Pallone d’oro e ieri, Galliani e Allegri gli hanno indicato la strada. «Per emergere bisogna vincere qualcosa di prestigioso, campionato a parte» l’augurio del vice-presidente.

L’altra frase simbolo è di Adriano Galliani, vice-presidente esecutivo del Milan, che ha rimesso al centro del dibattito il famoso gol fantasma di Muntari sottratto alla sfida con la Juve. «Ma non potevano vederli come ieri anche una settimana fa?» è stato il suo malizioso interrogativo al culmine dei due gol, nel derby di Roma e a Lecce, che sono stati regolarmente segnalati dai rispettivi assistenti evitando così altri clamorosi abbagli. «Capisco la difficoltà su rigori e fuorigioco, ma non capisco come si fa a non dare un gol con il pallone dentro di un metro. Tra l’altro quello di Roma era a mezz’altezza, quindi più difficile da vedere» il suo sfogo. Evidente: il nervo è ancora scoperto. E nemmeno i quattro squilli di tromba di Palermo son serviti a suturare la ferita.

Riaperta dallo stesso da Allegri con una puntura di spillo destinata a Beppe Marotta: «Chiudo qui le battute perché c’è qualcuno che non le capisce». Il tecnico è sempre più caustico sul precedente: «Nostalgia di Ibra per la Juve? No, perché avevamo vinto» la stilettata.

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