Lewis Hamilton è umano. Può anche sbagliare. Non studia il regolamento e in squadra non c'è nessuno che glielo faccia notare. Ma punire un peccato veniale con una sanzione che sportivamente parlando è equiparabile ad una ghigliottina, pare davvero eccessivo. Soprattutto se nello stesso gran premio non vengono presi neppure in considerazione altri episodi (il taglio di chicane di Verstappen al via con rientro in pista a pieno gas; la spallata di Leclerc a Stroll) che per lo meno andavano analizzati. L'errore c'è stato e lo ha commesso anche il team (bravo Allison ad ammettere: «Dopo la prima volta dovevamo impedirgli di farlo un'altra volta»), ma punirlo con 10 di penalità (5 + 5 perché lo ha commesso due volte) è davvero una punizione che assomiglia a un accanimento contro il pilota che sta dominando il campionato, ma allo stesso tempo sta sfruttando le sue vittoria per la sua campagna black lives matters che evidentemente comincia a dar fastidio visto che da ieri sono vietate pure le magliette indossate sopra la tuta sul podio. Qualche anno fa a Lewis veniva concesso tutto, ricordiamoci quel rientro in pista dopo che aveva già imboccato la corsia box in Germania 2018, episodio che poi si è ripetuto anche la scorsa stagione Quest'anno non gliene lasciano passare una.
L'appuntamento con la storia, il record di vittorie di Schumacher (il figlio Mick anche ieri ha allungato in F2 verso il titolo, terribile incidente, senza conseguenze, tra Ghiotto e Aitken), è rinviato alla prossima gara che, guarda caso, sarà il Gran premio di Germania, proprio a casa di Michael. In Russia l'unico record lo ha eguagliato Raikkonen che con il suo 323° gran premio ha pareggiato il primato di partenze di Barrichello. Ma la notizia del weekend è che Kimi sembra intenzionato a proseguire la sua carriera in Alfa Romeo Sauber e con lui è vicino alla riconferma anche Giovinazzi che ha sfiorato la zona punti.
Incassata la penalità Lewis ha perso il ritmo, non ha reagito come avrebbe potuto, chiudendo a oltre 22 da Bottas rimasto da solo là davanti e caricato (racconta lui) dalla visita a una bella chiesetta all'Elba dopo la gara del Mugello. Un vero duello con Verstappen in realtà non c'è stato. Non è comunque un risultato che cambia il futuro del campionato, sempre saldamente in mano a Hamilton che ha 44 punti di vantaggio.
Il gran premio di Russia della Ferrari è stato, come spesso quest'anno, a due facce. Leclerc ha chiuso al sesto posto, anche se a più di un minuto da Bottas. Dire «è stata una gara molto positiva», però è un po' eccessivo, anche perché il risultato non è figlio dei piccoli sviluppi portati in pista. Vettel, invece, ha finito doppiato dopo esser rimasto chiuso in un bell'ingorgo al via. Si è lamentato della macchina e un po' della strategia, ma per Seb questa stagione sta diventando una vera tortura.
Almeno in gara non ha rischiato di farsi male. Chi ha rischiato qualcosa in più è stato Sainz, il ferrarista del futuro, finito a muro dopo aver infilato la via di fuga. Un errore che papà rallysta non avrebbe fatto. E neppure Max un secondo prima ha commesso.
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