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«Sono l'altra faccia della Fede Amo libertà, delfino e motori»

«Sono l'altra faccia della Fede Amo libertà, delfino e motori»

Un delfino per orecchino, una farfalla per tatuaggio. Più che un simbolo un Dna. Il delfino per natura instilla simpatia, la farfalla vola nella libertà. Nel nuoto delfino e farfalla valgono lo stesso stile. Ilaria Bianchi ti mostra la simpatia di una emiliana puro sangue (è nata nel 1990 a Castel San Pietro Terme) e la voglia di libertà della farfallina che ha disegnato, prima di farsela tatuare sul dorso sinistro. É la faccia nuova delle ragazze dell'acqua: nuota a farfalla, specialità difficile e di meno appeal. Quinta nella finale dei 100 metri ai Giochi di Londra, era stata sesta a Pechino. Il resto è credo nel futuro. Con allegria e spensieratezza. L'altra faccia di Federica Pellegrini. Fede con l'istinto da regina, anche del gossip. Questa è pane, amore e fantasia, faccia pacioccona, occhi chiari e scarpe da basket.
Ilaria, ma un bel paio di tacchi a spillo?
«Nemmeno per sogno. Preferisco comprarmi un paio di fanali nuovi per l'auto».
Prego?
«Si, voglio dire che ho altri interessi, se pensava ai tacchi a spillo della Pellegrini. A me piacciono le auto, i motori, sto attenta soprattutto ai dettagli. Il mio ragazzo è meccanico, ma la passione c'era da prima».
Allora guidare una bella formula uno?
«Macché, non mi piace. Preferisco un macchinone, tipo gran turismo. Stile 24 ore di Les Mans. Magari provare un circuito».
E il nuoto come si sposa con questa passione?
«Nuoto da quando avevo tre anni, nei miei ricordi ho sempre nuotato. Fa parte della mia vita, è una lezione di vita. Ho avuto anche una crisi adolescenziale. A 15 anni avevo poca voglia, volevo smettere. Non mi piaceva entrare nel mondo professionale. Finché non ho trovato l'allenatrice che mi ha portato a Pechino: una seconda mamma. Mi ha recuperato. Poi è rimasta incinta, ha avuto due gemelli».
Ai Primaverili di nuoto è andata bene anche nello stile libero...
«L'ho fatto per distrarmi. Eppure sono andata più vicina ai tempi limite per i mondiali nei 50 stile libero che nei 50 delfino».
Delfino: specialità difficile, dura.
«A me riesce naturale. Come fosse lo stile libero. Da piccola, a 5 anni mi dicevano: calcia. Ed era già delfino».
Il nuoto occupa tutta la vita?
«Quasi. Non riesco a coltivare niente. Mangio e vado a dormire. Mi piace il disegno. Ho disegnato la farfalla per poi tatuarla: rappresenta la libertà. Così io: faccio quel che mi pare. E bisogna convincermi per qualcosa di diverso. Tocca anche agli allenatori. Se qualcosa mi fa schifo, non c'è verso. Come la scuola: non mi è mai piaciuta».
Ama le unghie decorate....
«Faccio tutto io, anche il trucco antiacqua. Mi piaccio così quando nuoto. Oltre ai motori, amo le cose da donna».
La Pellegrini anche in quel senso è una numero uno...
«Ma io sono l'altra faccia della medaglia. Non siamo assolutamente uguali. Io sono alla buona. Nuoto perché è un lavoro che mi piace».
Ma la Pellegrini è servita al nuoto...
«Certamente. Ha creato un personaggio grazie ai risultati. Ha aperto un mondo al nuoto, che ora è più seguito».
Ilaria Bianchi andrebbe all'estero per cambiare allenatore?
«Sto bene a casa. Ci sono bravi tecnici pure in Italia».
Quindi Italia, fortissimamente Italia?
«No, che dice? Andrei all'estero per scoprire qualcosa di nuovo. Mi piace l'America o l'Inghilterra. In Italia non si sta più così bene. Ma il nuoto mi vincola qui. Non riesco ad immaginare la mia vita senza il nuoto».
Lei è giovane e questa Italia non le piace. Un segnale?
«Non credo proprio che si stia bene in questi ultimi anni. Non è un Paese dove vivere. Ci resto per il nuoto».
C'è qualche personaggio che piaccia a una ragazza di 23 anni?
«Mi piaceva Simoncelli. Rappresentava lo sportivo modesto e sorridente. La fama non l'aveva cambiato. C'è sempre questo rischio. Credi di essere diventato qualcuno, poi il giorno che arrivi ultimo non ti caga (termine ruspante come Ilaria, ndr) più nessuno».
Il rapporto con i soldi?
«Mi interessano per mettere famiglia e casa. Sto mettendo da parte qualcosa».
Riscontri post olimpiadi?
«Magari ti saluta chi prima nemmeno ti guardava. È triste, ma è il giochino della vita».
Dopo il 5° posto a Londra...?
«Pensi che sei riuscito ad appagare quello per cui ti scanni tutti i giorni: la fatica. Ora punto il più alto possibile. Ma le Olimpiadi di Rio sono molto lontane. Mi sembrano lontani perfino i mondiali di luglio dove vorrei fare un passo in avanti: è scritto nei tempi. Poi se sarà medaglia...».
Non teme la pressione?
«Sono tranquilla, non mi faccio condizionare. Ho sempre vinto così».
Filosofia di vita?
«Certo: se sono tesa vado male, se vado male faccio schifo. Se faccio schifo non mi chiama più nessuno. Conta viverla bene per andare forte. Se vinco, bene.

Se va male, torno come prima».

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