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Sotto la Madonnina tra pianti e rimpianti

Sotto la Madonnina tra pianti e rimpianti

A dirla in buon milanese (da tradizione e traduzione dialettale) cioè senza mezzi termini, le leggi calcistiche di questa Milano durano dall'oggi al domani, come ai tempi della dominazione spagnola. Qui siamo in dominazione piemontese, ma Inter e Milan ci mostrano la brutta faccia del «fai e disfa» nel giro di qualche mese. Si inseguono pianti e rimpianti, il come eravamo e come vorremmo essere. Vero che la grandezza pallonara non può restare in stand-by per così lungo tempo, ma forse le milanesi dovrebbero godersi il poco di buono (più Inter che Milan) e cesellare il futuro. Da nove anni l'Inter parla di progetti per tornare a vincere, ed ora che si è messa in pista di lancio ricomincia con i piagnucolamenti: fuori dalla Champions per colpe proprie. Ma sai l'avverso destino? In difficoltà per mancanza di riserve adeguate. Ma quelli che ci sono chi li ha presi? Troppi infortuni: di chi la colpa? In guerra con il mondo, si tratti di stampa o di chi designa gli arbitri. Sicuri che, per vincere, non basterebbe segnare qualche gol in più e commettere meno stupidate difensive (vedi Fiorentina-Inter)? L'Inter non se la passa male, anzi meglio del solito, basta battere il Genoa per confezionarsi un cadeau natalizio mica male: stavolta punzecchia la Juve con miglior credibilità e non dite che, con due babies, non si può vincere a San Siro contro una squadra in zona retrocessione.

Peggio, questo è vero, se la passa il Milan: va a Bergamo davanti alla squadra che fa titillare il godimento calcistico, aspettando Ibrahimovic come un messia e rimuginando sull'antica grandeur. Soprattutto senza possedere più un marchio doc. Dov'è finita la squadra che faceva del bel gioco una missione? Direte: prima i grandi giocatori, poi vedrete bel gioco. Idea che non fa una piega alla faccia dei profeti. Il Milan, appunto, ne aveva assunto uno questa estate. E lo ha già rispedito a casa.

Come direbbero a Milano? Tirèmm innànz.

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