Le speranze azzurre sono ormai giunte all'ultimo... stadio. In tutti i sensi

Non è solo questione di rivali: campo e tifosi giusti saranno cruciali. Semifinale a Bergamo

Le speranze azzurre sono ormai giunte  all'ultimo... stadio. In tutti i sensi
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C'è l'imponderabile dell'urna tra l'Italia e il Mondiale, con il sorteggio di oggi che accoppia le 16 pretendenti nel percorso ai 4 posti rimasti: gli Azzurri, in prima fascia, pescheranno un'avversaria di quarta (Romania, più le tre sicarie per le qualificazioni del 58, 18 e 22, Irlanda del Nord, Svezia e Macedonia del Nord), trovandosi poi eventualmente di fronte la vincente della sfida tra una di seconda (Repubblica Ceca, Slovacchia, Galles o la Polonia dell'eterno Lewandowski) e una di terza (Albania, Irlanda, Bosnia o Kosovo).

Ci fosse la certezza nei propri mezzi, non ci si preoccuperebbe dei rivali o di aggrapparsi ai dettagli. Eppure i 7 gol in due sfide alla Norvegia hanno messo con i piedi per terra una Nazionale (scivolata al 12mo posto del ranking) che ora cerca di farsi forza anche con il fattore campo. Resta da capire se sarà Roma, Torino, Udine il palcoscenico dell'ipotetico ultimo atto, mentre manca solo l'ufficialità di Bergamo per la semifinale del 26 marzo. La New Balance Arena ha sì il precedente del 5-0 all'Estonia nel debutto di Gattuso, ma anche "un pubblico abituato a grandi eventi, più stabile nel sostenere la squadra", spiega Stefano Becagli, psicologo dello sport con collaborazioni con Figc e il Parma. Certo che "il fattore stadio è un potente stimolo nel senso di appartenenza dell'atleta e nelle scelte degli allenatori, che fissano obiettivi più ambiziosi e scelgono tattiche più coraggiose. Anche il giudizio arbitrale può essere alterato". "Collaboravo con Rai Sport", spiega Stefano Tirelli, mental coach e docente in Cattolica, "quando l'Italia disse addio ai Mondiali sfidando la Svezia", con Ventura in panchina: "San Siro quella sera visse una sorta di inibizione e l'Italia in certi momenti subì i suoi silenzi". Tutto il contrario della "finale di Coppa Libertadores tra Fluminense, di cui seguivo alcuni giocatori, e Boca Juniors: l'impatto della torcida fece la differenza".

Del resto, illustra Samuele Robbioni, "ci sentiamo bene quando ci sentiamo a casa. Con la variabile che se il pubblico contesta, può verificarsi un effetto boomerang". Per Robbioni, che ha seguito il percorso dalla D alla A del Como e che oggi è mental coach del Basket Cantù, "la pressione è un privilegio, perché la responsabilità di un obiettivo ci è data se abbiamo le competenze per raggiungerlo. Mi sembra però che sulla maglia Azzurra ci sia una pressione negativa".

Gattuso, dopo il ko con la Norvegia, non ha nascosto la preoccupazione: "Sarei ipocrita se non lo fossi, ci rivediamo fra tre mesi". Per Robbioni, "sarebbe stato meglio dire che abbiamo tutto il tempo per arrivare preparati".

Tv: sorteggio in diretta alle 13 su Raisport e Sky

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