
Per dare un senso a una sconfitta (del Milan a San Siro dinanzi alla Cremonese e ai suoi 75 mila tifosi) che un senso non ce l'ha, bisogna evitare esercizi di disperato ottimismo. A cominciare dal parallelo tra la sconfitta (3 a 0 a Verona) all'alba della passata stagione rimediata dal Napoli di Antonio Conte e questo 1 a 2 con Allegri in panchina. Di analogo, a ben vedere, c'è stata una sola modalità: l'inquietante fase difensiva allora come sabato sera. Secondo errore da evitare: scovare nell'assenza di Leao una qualche giustificazione. Se il Milan dovesse avere bisogno del suo miglior attaccante per piegare la Cremonese, allora lo scenario sarebbe ancora più preoccupante. Ecco perché è forse cosa buona e giusta partire dagli errori commessi in difesa. Il giudizio di Max Allegri è una traccia molto utile: "Non percepiamo il pericolo". E se si rivedono le immagini del primo gol di Baschirotto (sfuggito a Pavlovic) e del secondo in acrobazia di Bonazzoli (in piena area senza marcatore), allora si colgono i segnali che sono tra l'altro identici a quelli commessi nella passata stagione. Di qui il primo giudizio secco: i tanti cambiamenti tra cessioni (Emerson Royal, Walker, Thiaw e Theo Hernandez) e acquisti (De Winter e Athekame non ancora utilizzati, Estupinan sostituito all'intervallo per il numero di palloni persi e i pasticci in combinazione con Pavlovic) non hanno migliorato la cifra tecnica, l'hanno peggiorata.
Altro segnale (diverso da quello dato in coppa Italia) preoccupante è quello denunciato nella costruzione del gioco contro un rivale pronto ad arretrare compatto dietro la linea della palla: centrocampisti e difensori erano disposti a dare sempre la palla a Modric come per dire pensaci tu. È una conferma della stima che gode il croato ma è anche un indizio sulla personalità degli altri centrocampisti (Fofana e Loftus Cheek in particolare) e sul loro contributo alla causa. In questo quadro la stroncatura subita da Santiago Gimenez nelle pagelle del giorno dopo è in parte spiegata dal ritardo di preparazione (è arrivato il 5 agosto a Milanello) eppure denuncia uno stato di depressione del messicano forse spiegata con le voci che lo vorrebbero fuori dal Milan e documentata dall'incapacità di perdere tutti i duelli con Baschirotto che non è la reincarnazione calcistica di Nesta.
C'è infine un appunto da rivolgere alla gestione di quest'ultima settimana di calcio-mercato da parte del Milan e in particolare al ds Tare, elogiato per le cifre incassate dalle cessioni. Quelle cifre andavano spese tutte per documentare il rispetto di un vecchio impegno (reinvestire il ricavato dalle cessioni).
Uno degli obiettivi del mercato milanista esposti dallo stesso Tare era il secondo centravanti: ridursi a rincorrere Boniface, al netto della sua cartella clinica nota a tutti, significa aver sottovalutato il problema. Molti di noi hanno puntato sull'abilità di Allegri e del suo staff nel perfezionare la fase difensiva. Ma quando si cambia tanto e con discutibile qualità, i risultati non possono essere così immediati.