Fine dell'impermeabile giallo in tribuna. Aldo Spinelli lascia il calcio, vende il Livorno, dopo aver venduto il Genoa, dopo avere annunciato una, dieci, cento volte di non amare più questo mondo marcio, e folle assieme, del pallone. Trentacinque anni di commedia, con recite grandiose, vittorie all'Anfield del Liverpool in coppa Uefa, delusioni mille, retrocessioni tante, vicende strazianti, la morte in campo di Morosini, fette di vita che non si possono cancellare. L'ultimo presidente, della truppa che fu, si chiama fuori, ad ottant'anni. Il figlio del nostromo Roberto ha deciso che non fosse più il tempo di soffrire per una partita di football e di ingoiare gli insulti e i fischi dei curvaioli, a Livorno o a Genova, sempre un porto cui attraccare, come suo padre che per mare naufragò e perì, a largo di Norfolk, sul mercantile Bonitas dell'armatore Ravano. Aldo Spinelli ha affrontato le tempeste di terra, sempre controvento, sempre la stessa storia, prima l'altare e gli incensi, poi la polvere e l'odore della polvere da sparo, arbitri e rigori non fischiati e favori e penalizzazioni e un mucchio di soldi spesi per ragazzi, anche mediocri. Per fortuna c'è stato altro, l'imprenditore Spinelli ha dato lavoro a gruisti, manovali, portuali, operai, la macaia della vita in confronto all'aria fresca dei pallonari. L'uscita di Spinelli conclude un capitolo della storia calcistica nostrana, quella dei presidenti che mettono denari e ci rimettono ma non possono farne a meno, perché si è capaci di tutto, anche di telefonare al Quirinale e chiedere il supporto morale, chissà magari anche altro, al presidente della repubblica, di nascita livornese.
Carlo Azeglio Ciampi accolse l'invito, si presentò al Picchi e il Livorno le buscò dal Chievo, l'arbitro non fischio nemmeno un rigore a favore, Spinelli, calabrese di Palmi per nascita portuale del padre, sbraitava con quell'accento da Gilberto Govi, ogni sua parola sembrava, e sembra ancora, la recita di Baciccia. Era teatro, l'ultimo atto è la vendita ai cinesi. Non poteva essere diversamente per Aldo Spinelli, venuto su a cambiali e, finalmente, ricco della propria vecchiaia, guardando il calcio da un oblò.
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