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Zeman smaschera Mazzarri. Déjà vu nerazzurro da choc

Poker Cagliari, Ekdal tris. E San Siro fischia una squadra rimasta ferma all'anno scorso: poca personalità e non c'è traccia del gioco

Zeman smaschera Mazzarri. Déjà vu nerazzurro da choc

Milano - Dopo poco più di mezz'ora e tre gol presi in quindici minuti, la sfida era abbondantemente già finita. Da una squadra normale ci si poteva attendere una reazione, dall'Inter di ieri pomeriggio no, avevano solo su una maglia. E hanno detto chiaro di essere quelli dello scorso anno, magari poi crescono ma al momento sono lì dove si erano fermati alla 38esima della scorsa stagione, poca personalità, gioco da cercare come in una caccia al tesoro.

La gente ha avuto pazienza, poi si è lasciata andare. Tanti fischi, all'intervallo, poi al rientro in campo di Banti, e a palla alla fine. Cori contro Mazzarri. Prima sconfitta stagionale davanti a Thohir, fine della favola dei panchinari in gol, fino a ieri un gol in quattro partite, adesso quattro in una, Ekdal non ne segnava tre in una stessa partita da quando è nato. Walter Mazzarri in ginocchio ha trovato la spiegazione: «Probabilmente ho sbagliato alcune valutazioni nel turnover. Ho fatto giocare la terza o la quarta partita a chi non poteva giocarle. Mi assumo le responsabilità. Paradossalmente nel secondo tempo abbiamo giocato meglio». Giù le braccia, non c'è stata reazione neppure nel dopopartita, calma piatta, come se l'Inter potesse permettersi prestazioni di questo tipo, come se tutto si potesse archiviare come cose che succedono.

Dunque la squadra era cotta e non ci sono buoni motivi per pensare che non lo sia tuttora, dopo cinque giornate di campionato e due di Europa league fa ridere. Tutti erano a conoscenza del pericolo, anche Mazzarri, ma ha colpito ancora una volta la fragilità mentale, la stessa emersa a Palermo, non c'è un uomo in grado di dare la sveglia quando le cose si mettono al rovescio, e ieri dopo nove minuti era già tutto al rovescio. Lo svedese ha fatto la tripletta ma chi ha rivoltato l'Inter come un calzino è stato il colombiano Victor Ibarbo che ha scorazzato sulla fascia destra fino a venti dalla fine quando è stato sostituito, senza che un solo giocatore dell'Inter fosse riuscito a prendergli il pallone e senza che Mazzarri fosse riuscito a pensare qualcosa di positivo al riguardo. Il gol dell'1-3, il secondo di Ekdal, è stato un suo personalissimo show che ha irriso Medel e Dodò ma solo perché erano lì, Ibarbo li ha lasciati per terra, se ne fossero arrivati altri avrebbero fatto la medesima fine. Quelli del Cagliari tiravano in porta da quattro o cinque metri, Vidic, Andreolli e Juan Jesus non hanno vinto un solo contrasto. Se a Palermo era stata l'imbarcata di Vidic a condizionare tutti, ieri ci ha pensato Nagatomo. Prima ha servito Sau per il vantaggio, poi si è preso due gialli in successione per falli che Mazzarri reputa eccessivi, a metà campo, praticamente inutili. Più in generale è assieme a Palacio la coppia che rispetto alla scorsa stagione appare in evidente ritardo. Lo è anche Hernanes, ma il brasiliano lo scorso anno non aveva raggiunto livelli superiori agli attuali. Ibarbo ha tenuto giù Dodò, Cossu ha fatto girare la testa a Nagatomo e interrotto le trasmissioni sulla fascia, quando all'11', sotto di un gol, Palacio solo davanti a Cragno gli ha passato la palla, sopra la curva Nord è rimasta senza parole.

Le responsabilità di Mazzarri sono ampie, Vidic ha steso Cossu e Sau ha sbagliato dal dischetto il quinto gol, Hernanes quasi sulla riga ne ha salvato un altro. Non ci sono attenuanti o cose belle, a meno che non si voglia sottolineare che nel secondo tempo l'Inter ha retto, cioè non ne ha presi altri. E Mazzarri è pure riuscito a ricordarlo, altri argomenti non ne aveva. Il gol dell'1-1 di Osvaldo, il quarto, è stata una furbata di Palacio e un'illusione per San Siro.

L'Inter è a sette punti da Roma e Juve, la cosa più bella l'ha detta Zeman: «Oggi non mi posso lamentare».

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