La squadra Alfa Romeo schiera un altro asso: Stelvio scalda i muscoli

Esordio in California per il primo Suv del Biscione. Gli americani saggeranno subito la versione al top Quadrifoglio. Da noi in primavera

Piero Evangelisti

Ieri al Los Angeles Auto Show si è aperto il secondo capitolo della rinascita (negli Usa si dovrebbe parlare di resurrezione) del marchio Alfa Romeo con la presentazione in prima mondiale dello Sport Utility Vehicle, Stelvio, il primo Suv nella storia del brand. Stelvio, nome impegnativo e ricco di storia e di geografia, che ci riporta al secondo valico più alto di Europa, la statale 38 sulla quale una volta si perdevano e vincevano i Giri d'Italia, un'ottantina di tornanti che mettono a dura prova potenza, ripresa, maneggevolezza, trazione, freni e affidabilità di una vettura.

Alfa Romeo Stelvio ripercorre la road map del lancio di Giulia e in California comincia dalla versione top Quadrifoglio equipaggiata del V6 Biturbo 2.9 a benzina che grazie a tecnologie di origine Ferrari sviluppa una potenza massima di 510 cv, mentre viene annunciato, più che altro a uso e consumo della clientela locale, anche un benzina più umano da 280 cv in attesa dei diesel destinati ai mercati europei, Italia in prima fila. Progettato e disegnato a Modena, ma costruito a Cassino nel nuovo polo Alfa Romeo, il Suv Stelvio si presenta con forme compatte (è lungo 4,68 metri e alto 1,65), scolpite con decisione ma senza esagerare e con grande attenzione all'equilibrio delle proporzioni. La parte più caratterizzata è sicuramente il frontale dominato dalla griglia trilobata, quella destinata a essere fugacemente vista dagli altri automobilisti nel retrovisore che potranno invece soffermarsi più a lungo sulla coda che appare più influenzata dall'aerodinamica e dalle linee tipiche legate alla funzione di un Suv.

Sotto una livrea molto personale si cela una tecnologia raffinata, indispensabile per andare a competere con i mostri sacri premium del settore. Si comincia dalle sospensioni AlfaLink, un'esclusiva Alfa Romeo che è in grado di garantire accelerazioni laterali elevate, per poi passare alla trazione integrale Q4 (integra anche la tecnologia Torque Vectoring) che privilegia l'asse posteriore fino a quando non sia necessario trasferire la coppia (fino al 60%) a quello anteriore. Grazie ad Alfa Dna Pro il driver può scegliere tra cinque dinamiche di guida: Dynamic, Natural, Advanced, Efficiency e Race (in questa posizione il cambio Zf a 8 rapporti passa da una marcia all'altra in 150 millisecondi), l'ideale per l'«alfista tipo». Ultimo gioiello tecnologico è l'esclusivo Chassis Domain Control: rappresenta il cervello di Stelvio Quadrifoglio e coordina tutta l'elettronica di bordo, molta della quale deriva dalla stretta collaborazione con Magneti Marelli che fornisce anche l'infotainment Connect 3D Nav con schermo touch da 8,8 pollici.

Parlare di famiglia per le nuove Alfa Romeo è forse presto, ma Stelvio e Giulia, dalla prossima primavera, quando il Suv scenderà in strada, formano già una squadra. Il parallelismo con quanto sta accadendo in Maserati è evidente, e questo è un fatto estremamente positivo per l'immagine di Alfa come brand premium 100% Made in Italy, come per la Casa del Tridente.

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