di Franco Ordine
Nel calcio, come nella vita, le grandi conquiste possono cominciare da epiche imprese. Capitò al Milan di Sacchi e di Capello in un altro calcio, capitò più di recente all'Inter di Mourinho, ultimo successo italiano nella Champions diventata proprietà privata del Real Madrid. Ieri è capitato alla Juventus del discusso (dal tifo bianconero) Massimiliano Allegri che da otto anni è puntuale nel timbrare il cartellino continentale. A Valencia, il debutto in Champions che è l'ossessione dichiarata di casa Agnelli, è avvenuto qualcosa di epico, da ricordare per molti giorni come monito per la concorrenza e insegnamento per il proprio spogliatoio. Un addizionale tedesco ha ingiustamente tolto CR7 alla Juve penalizzandola dopo 30 minuti di calcio superbo con almeno 3 golose occasioni sprecate dalla compagnia bianconera. Ebbene la risposta è stata splendida, un massaggio al cuore per il portoghese uscito in lacrime, disperato: due incursioni stroncate in modo irregolare, due rigori cristallini e altrettante esecuzioni da professore del dischetto di Pjanic. Forse la Juve ha avuto bisogno di passare attraverso questa grande prova, perdere il diamante al dito, per capire che se il talento dei singoli s'incontra con la speciale motivazione, allora ogni montagna può essere scalata. Anche la più complicata. Come quella che improvvisamente è apparsa agli occhi degli juventini.
E la serata deve rappresentare un'eccellente notizia anche per il ct Mancini se è vero che a Valencia e a Madrid si sono verificate un paio di perfomance che sembrano fatte apposta per spianargli il lavoro e spalancargli un futuro non proprio dimesso. Al Mestalla la prova gagliarda di Bernardeschi è una boccata d'ossigeno per chi pensa che il calcio azzurro sia finito preda di un declino inevitabile. Il ragazzo che fu della viola ha tirato fuori tutto il suo bagaglio tecnico e la sua forza fisica improvvisandosi persino difensore con un paio di chiusure che hanno strappato applausi alla panchina. Al Bernabeu ha debuttato un giovanotto del '99, classe di ferro, Nicolò Zaniolo: fino a qualche mese giocava nella primavera dell'Inter, poi è finito a Roma nell'operazione Nainggolan.
Di Francesco, il tecnico, come Mancini che l'ha già convocato, ha avuto un coraggio da leone nel farlo debuttare al cospetto del re della Champions, nel Bernabeu. Non ha raccolto giudizi stregati, ha forse pagato la sua inesperienza ma ha di sicuro aperto una strada che diventerà un luminoso rettilineo tra qualche tempo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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