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Stangata a Magnini, 4 anni per doping

Sospeso per uso o tentato uso. "Mi sento come Cristiano Ronaldo"

Stangata a Magnini, 4 anni per doping

È solo la virata dei 50 metri. «Ed io le gare le vincevo negli ultimi 10 metri». Fra le tante cose dette da Filippo Magnini, questa è l'unica che non sia controvertibile. Il resto per ora è fumo o, peggio, da condannare, ha sentenziato il tribunale antidoping di Nado Italia infliggendogli una squalifica di quattro anni per uso o tentato uso di doping(norma 2.2 del codice Wada). Condanna a lui e al compagno di allenamento Michele Santucci. Entrambi non certo agevolati dalla conoscenza del medico-nutrizionista Guido Porcellini, gratificato di 30 anni di squalifica e sotto processo penale a Pesaro.

Magnini, due volte campione mondiale dei 100 s.l., come gli altri? Speriamo, speravamo tutti che così non fosse. Lo abbiamo visto paladino dell'antidoping per anni, ha fondato pure il movimento I'm doping free, il tribunale penale aveva archiviato ogni responsabilità. La Procura sportiva non gli ha creduto: inflessibile e pesante nella richiesta (8 anni). Però che dire? Quasi, quasi, stona vederlo incunearsi nello stesso atteggiamento difensivo di tanti dopati che si sono detti innocenti, nonostante le squalifiche. Tutti si muovono e parlano nello stesso modo. Scenografia un po' datata. Ci stiamo ancora trascinando il caso Schwazer con implicazioni di non facile interpretazione. Magnini si sente vittima, accusa e controaccusa. «La procura dice di pensare che abbiamo pensato di fare qualcosa, anche se poi non lo abbiamo fatto: mi vien da ridere». Il tribunale sportivo squalifica anche sul sospetto.

Filippo è sempre stato un fiume di parole, e spesso acchiappa l'immagine che fa colpo. Stavolta ci ha provato con Cristiano Ronaldo. «Mi rivedo in lui. Ha usato una frase, dopo l'accusa di stupro: Sono un esempio nello sport e nella vita. Io ho una ragazza che amo e mi segue in tutto, sono in salute, e ho sempre avuto un sorriso per tutti». Il sorriso di Magnini è passato alla storia, ma forse si spegnerebbe pensando che CR7 ha pagato per mettere il silenzio ad una ragazza, furba o ingenua: non giudichiamo, non è proprio un uscirne bene. Un dubbio per il nostro ex nuotatore, che ora lotterà per la sua faccia pulita in appello o davanti al Tas di Losanna. La sentenza è inutilmente pesante visto che Magnini ha già chiuso la carriera, ma fa pensare non sia tanto «un accanimento, una forzatura», come dice il Magno, piuttosto l'ennesimo avviso ai naviganti. O ai nuotatori, sebben la Federnuoto abbia ricordato che Filippo è stato atleta simbolo per un Paese dotato di 5 milioni di praticanti.

E di tanti campioni puliti.

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