Davide Pisoni
È come se la bellezza di Belen avesse riacceso l'orgoglio della Rossa. E così la Ducati riscrive la sua storia alla vigilia di Ferragosto con l'impresa di Andrea Iannone. A Zeltweg, Austria. Sei anni dopo Phillip Island, Australia. Allora fu Casey Stoner a piazzare l'acuto. Poi un digiuno lungo sei anni e 100 GP. Ieri il campione del mondo australiano era anche lui nello stesso box rosso di Belen. Il fenomeno, più unico che raro; e la bellezza, più unica che rara.
E così la Ducati ha deciso di fare le cose in grande. Facendo doppietta allo stesso modo più unica che rara: Andrea Dovizioso è secondo, ma deluso. Domenica da ricordare per il made in Italy che affonda l'armata giapponese. Perché è stata gara vera, nessun fattore esterno o imprevisto a incidere. La Yamaha ci ha provato fino alla fine, più con Lorenzo che con Valentino Rossi, rispettivamente terzo e quarto. Il Dottore ha avuto solo un guizzo al via, poi non ha più avuto lo spunto per risalire almeno sul podio e completare la tripletta italiana dopo quella in prova. La sola consolazione è quella di aver chiuso davanti a Marquez, il quale da freddo calcolatore in ottica mondiale e con la spalla ammaccata non si è nemmeno messo a duellare di fronte alla supremazia Ducati.
E così sulle note dell'inno di Mameli, s'intreccia il passato, leggasi Iannone, il presente, leggasi Dovizioso, e il futuro, leggasi Lorenzo, della Ducati. Già perché l'Andrea che vince è quello scaricato per far posto al campione del mondo in carica in uscita dalla Yamaha. Il quale avrà detto anche la sua nella scelta del compagno. Meglio Dovizioso dell'ingombrante Iannone, quello che in un caldo pomeriggio si prende una rivincita grande così. L'Andrea di Vasto sacrificato per colpa anche di due manovre kamikaze proprio contro il compagno e Lorenzo. L'Andrea da mettere in castigo che già aveva fatto capire con la pole del sabato che sarebbe stato il suo weekend. L'Andrea indisciplinato che si è rimesso in riga per firmare una sua straordinaria prima vittoria nella classe regina. L'Andrea invidiato perché pochissimi possono vantare l'amicizia speciale di Belen, da urlo l'esordio sulla passerella del paddock. Roba che Iannone e la stessa Ducati dovrebbero procurargli un pass permanente.
È anche l'Andrea campione di stile che dirà: «A fine stagione chiudo con la Ducati, ma c'è un presente tutto da vivere». Aveva allungato la mano al compagno al sabato: «Ho imparato la lezione, con Dovi sfida pulita». Erano le parole del più forte, aiutato anche nella scelta della gomma più morbida rispetto al compagno. Che mastica amaro, solo la piccola figlia gli strappa un sorriso appena sceso dalla moto. Voleva mettere la sua di firma nella storia della Ducati: «La doppietta è bellissima per la Ducati, io sono molto deluso...». Rosica e insieme a lui anche quel Rossi che chiama anche all'impennata Iannone nel giro d'onore e così festeggia la moto con cui ha fallito. Forse per dissimulare il suo conflitto interiore, sicuramente un modo per celebrare l'amico, un piccolo dispetto a Dovi con il quale c'è tutto tranne che simpatia. Ma Vale rosica anche per quel Lorenzo che gli chiude davanti e che adesso sa di aver fatto la scelta giusta a scegliere la Ducati.
E la Rossa? Gode e basta. Miracolo tutto italiano anche se la proprietà, Audi, è tedesca. I panzer hanno provato a fare di testa loro. Poi hanno capito che le due ruote sono altra cosa, con intelligenza hanno rimesso tutto in mani italiane assicurando solidità economica. Su tutte quelle di Gigi Dall'Igna, che in due anni ha risollevato la Rossa. «Bravi i ragazzi a casa a seguire una linea che non è la loro», dice adesso. Infatti la doppietta austriaca è figlia di una rivoluzione nella filosofia Ducati.
Un capolavoro in una stagione che si era messa male. E che ora fa dire a Iannone: «Voglio ripetermi presto». Brno settimana prossima è un'ottima occasione. Per una volta anche Belen risplende meno. È la Ducati, bellezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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