Strama fa sul serio e ribalta la Signora: è il delitto perfetto

La Juve paga la presunzione di Conte. Agli arbitri date occhiali, non auricolari

Prima o poi doveva pur accadere. Prima o poi la Juventus sarebbe caduta, su se stessa, sconfitta. E l'evento assume un significato particolare perché è la Grande Nemica a compiere il fatto, dopo il misfatto di avvio con il gol fasullo segnato da Vidal. Dopo quarantanove risultati positivi la Juventus va in frantumi per limiti propri e per meriti marcati dell'avversario. Si potrebbe dire che l'Inter ha vinto giocando con l'intelligenza, la qualità e la classe (firmata dal suo Principe perfido), caratteristiche che sembravano in esclusiva dei torinesi. Si potrebbe dire che la Juventus ha incominciato a perdere quando è andata in vantaggio. Perché? Perché, a parte un paio di soluzioni episodiche di Marchisio, si è sciolta per strada, ha smarrito la rabbia sostituendola con la cattiveria, ha perduto Vucinic, ha mostrato il bluff ridicolo di Bendtner, un equivoco di attaccante e di acquisto.
In breve, quasi improvvisamente ma non del tutto, ha mostrato di essere umana, nel suo tempio che, secondo una letteratura sempliciotta, sarebbe la chiave delle sue grandi prestazioni. L'Inter ha, di contro, saputo marciare con il suo motore diesel per scaricare e colpire. Prima o poi, dunque, il campionato si sarebbe riaperto, almeno questa è la fotografia stampata a Torino, l'immagine di una squadra campione d'Italia costretta a rendere le armi proprio alla rivale più odiata e intercettata, si può scrivere?, nella serata peggiore per i bianconeri e migliore per i nerazzurri. Si riaprono i giochi, forse, chissà, la classifica si accorcia di colpo, il film che sembrava già visto è, invece e per fortuna, tutto ancora da girare e interpretare. Non c'è Conte che tenga. Ieri sera ha sbagliato scelte, ha lasciato fuori dalla partita l'uomo più in forma, Pogba, con una presunzione che non serve a nessuno e finisce per rivelarsi un clamoroso autogol. Perché mai il francesino è stato messo a riposo dopo la splendida esibizione contro il Bologna? Per motivi disciplinari? Per ragioni tattiche?
Bah. L'Inter di tutto questo non sa che cosa fare, ha incassato il superpremio giocando con le carte regolari, inacidita e stimolata anche dalla pugnalata iniziale e da altri episodi dubbi che l'hanno eccitata il giusto. Stramaccioni, dunque, è una cosa seria, vincere a Torino, come ha saputo fare ieri sera, significa avere costruito un giocattolo di lusso che pochissimi prevedevano.
Dell'arbitro e dei suoi collaboratori meglio sarebbe non scrivere, non dire perché altrimenti dovrei risalire ai giorni maledetti di calciopoli e alle letture e interpretazioni dell'epoca. Stavolta nessun grande vecchio, stavolta nessun condizionamento ma roba modesta, una tribù di arbitri senza coraggio e senza personalità, dotata di auricolari ma meglio sarebbe di occhiali e di cuore vero.
Da domani si ricomincia sul serio, la partita di Torino ha regalato una nuova verità, ribadendo che il calcio è fatto da uomini e non da scienziati. Non è il caso di aprire processi contro la Juventus ma forse è il caso di incominciare a prendere sul serio, ma davvero sul serio l'Inter di Stramaccioni.

Non parlo di scudetto, di coppe e di triplete, ma la cronaca suggerisce questo e la sconfitta potrebbe essere il farmaco migliore per far capire alla Juventus e al suo popolo che non si viveva e non si vive di rendita. Mai.

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