Sanremo. È ancora una volta un belga a suonarle a tutti sul palco di Sanremo, ma questa volta non è un big e nemmeno una nuova proposta, ma uno che è intonato e le sa cantare quando azzecca lo spartito e il momento giusto. Guarda caso suona anche la nona, non di Beethoven, ma la nona vittoria di una carriera non splendido splendente, ma più che onesta, sulle strade di questa corsa Monumento.
Insomma, anche Jesper Stuyven - al pari dei Maneskin a sorpresa sbanca Sanremo, e anche il 28enne belga compagno di squadra di Vincenzo Nibali alla Trek Segafredo (ieri il siciliano ha pilotato sul Poggio il belga come meglio non avrebbe potuto fare) ha potuto gridare a pieni polmoni e a tutti Zitti e buoni. In verità, lui, il belga, zitto zitto e buono c'è stato fino alla fine. Ben coperto e nelle posizioni d'avanguardia fino alla fine del Poggio. Poi, come un gattone, è partito. «In fondo al Poggio mi sono detto o tutto o niente e quindi sono scattato, ma non era certo un attacco programmato ha spiegato un incredulo Stuyven - Semplicemente ho visto che c'erano ancora troppi velocisti e quindi ho deciso di giocarmi il tutto per tutto. Un'emozione fantastica, la mia prima vittoria in una classica monumento: è davvero difficile trovare le parole».
Da juniores Stuyven ha vinto la Roubaix e il Mondiale nel 2009 e tra i prof, fino a ieri, brillavano di luce propria l'Het Nieuwsblad e la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, oltre ad un quarto e quinto alla Roubaix. «Non capisco ancora bene quel che ho fatto ha spiegato il ragazzo belga - per fortuna quando mi ha raggiunto Kragh Andersen ho avuto la possibilità di respirare per qualche secondo, poi sono partito nello sprint con le poche energie che mi erano rimaste...».
Steccano i tre tenori, gli uomini più attesi. Il campione del mondo Julian Alaphilippe e il belga Wout Van Aert: gli ultimi due vincitori della Classicissima. Ma con l'oro c'era anche l'attesissimo figlio e nipote d'arte (di Poulidor, ndr), Mathieu Van der Poel. Niente da fare. Anche loro, in questo prodigioso inizio di stagione, si sono dovuti accontentare delle briciole. Van Aert 3°, Van der Poel 5°, Alaphilippe 16°. Degli italiani c'è ben poco da dire, recriminare o dire: lo sapevamo, l'avevamo detto e alla fine si sono visti i nostri limiti.
I migliori interpreti di casa nostra si sono immolati alla causa: il già citato Nibali per Stuyven; Filippo Ganna (un crimine relegarlo in un ruolo di fatica) per un Kwiatkowski non pervenuto; Davide Ballerini impegnato a preparare il terreno al campione del mondo Alaphilippe, mentre Matteo Trentin, Nizzolo e Viviani, chi più chi meno, hanno reso molto meno di quanto ci potessimo aspettare. Il migliore è stato Sonny Colbrelli, 8°. Fine, tutto qui: appuntamento al prossimo anno. Vai con la musica, maestro. La musica è finita, gli amici se ne vanno...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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