L'Inter ha perso 3-1 in amichevole con il Paris Saint Germain a Eugene, ma non è certo il risultato che rischia di essere fatale a Roberto Mancini. Quel che conta è il dopo, con le solite frasi buttate lì un po' svogliatamente per far capire la situazione: «Dimissioni? Nulla è cambiato rispetto a due giorni fa. Candreva e Icardi? Chiedete a Thohir, del mercato se ne occupa lui». E poi un ciclonico «la sconfitta col Psg non conta nulla: loro sono una squadra, io sono pieno di ragazzini». Il che, guardando in campo, vuol dire solo due cose: o Handanovic, D'Ambrosio, Miranda, Ranocchia, Erkin, Biabiany, Melo, Kondogbia, Nagatomo, Palacio, Jovetic ovvero quelli schierati al primo minuto hanno preso tutti una dose di Gerovital, oppure per il tecnico siamo allo showdown con la nuova proprietà.
Appuntamento a New York insomma, dove i vertici di Suning hanno chiamato a raccolta tutte le componenti della società per cercare di mettere un punto a questa (ennesima) pazza estate dell'Inter. Attesi sviluppi: Mancini ha chiesto ancora pezzi da aggiungere a una rosa che tra l'altro verrà sensibilmente ridotta in Europa League (21 in lista per le sanzioni Uefa), Zhang Jindong gli ha fatto sapere che di giocatori ne sono stati già bruciati troppi nell'ultimo anno e mezzo, che per il rinnovo prima vuole vedere i risultati. E che, in pratica, al tecnico nerazzurro si chiede una cosa rivoluzionaria per il calcio di oggi: quella di allenare. E mentre l'attuale presidente Thohir, si è limitato a dichiarazioni ciclostilate in attesa degli eventi, da Nanchino hanno alzato la posta per la rescissione immediata del contratto: da 1 milione si è passati al doppio, la soluzione sembra vicina. Anche perché intanto il Mancio è sbarcato nella Grande Mela annullando l'allenamento («Assurdo farlo dopo sei ore di viaggio») e riassumendo il tutto così: «Sono stanco». Il ds Piero Ausilio, l'uomo che sta attualmente in mezzo a tutto questo caos, ha provato a mediare prima di partire per l'America: «Vado a vedere com'è la situazione, ma non credo che Mancini abbia in mente qualcosa, siamo tranquilli». Il dado però sembra tratto, mentre ancora aperto resta il caso Icardi, che ieri ha avuto una nuova puntata.
Sul web i tifosi pro Maurito sono scatenati («Quelli di Suning arrivano con un pacco di soldi e la prima cosa che fanno è vendere il capitano?»), però la verità arriva sempre del buon Ausilio: «Icardi è incedibile e anche intoccabile. Ma questo non è il momento per parlare di adeguamenti». In sintesi Suning, per trattare con la signora Wanda aumenti di ingaggio, vuole anche in questo caso vedere un po' come vanno le cose: «Ma se resta - ha ammonito il consigliere Moratti- lo deve decidere lui». Ovvero lei.
Per ora Icardi resta e stasera avrà un incontro ravvicinato con i patron cinesi, nella cena di gala che potrebbe vedere vuota la sedia di Mancini: l'offerta di De Laurentiis - che ieri si è visto con la signora-manager ed è salito a 45+5 (di bonus) più 10 l'anno al giocatore - è stata rifiutata preventivamente con la risposta che Mauro al Napoli, e in Italia, non si vende né per 40, né per 50, né perfino per 70 milioni di euro. Diverso sarà se Wanda porterà una congrua offerta dall'estero: Suning potrà dire che è stato Icardi a insistere e partire col mercato d'agosto già in canna. Con un ritorno su João Mario e magari l'aggiunta di un difensore centrale più un attaccante di peso (Dzeko, Mario Gomez, Milik). Mentre con la imminente cessione alla Samp di Dodò è già pronto il tesoretto per Candreva (accordo a 22,5 milioni).
Dunque l'Inter è al bivio: Leonardo è lì che aspetta notizie per un anno di panchina e un futuro da manager, mentre il vicepresidente nerazzurro Javier Zanetti dall'Argentina in un'intervista alla Nacion rivela la prossima mossa: «Al momento il tecnico è Mancini e non voglio parlare di altri per rispetto nei suoi confronti. Certo, immagino che un giorno Simeone e l'Inter torneranno a incontrarsi».
Tra un anno, con o senza Icardi: «Lui è giovane, ha ancora molto potenziale, l'intenzione è che rimanga. Ma deve capire cosa vuol dire giocare nell'Inter». Dove non gli possono proporre un ruolo in un film, come ha fatto De Laurentiis: l'Inter, in fondo, è già un cinema.
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